• Associazione mafiosa e falso, Antonello Nicosia condannato a 16 anni e 8 mesi
  • L’ex esponente dei Radicali, secondo l’accusa, avrebbe progettato estorsioni e omicidi con il boss di Sciacca Dimino
  • Nicosia si sarebbe introdotto nelle carceri incontrando mafiosi detenuti
  • Avrebbe sfruttato il suo ruolo di assistente parlamentare della deputata Giusy Occhionero

L’ex esponente dei Radicali Italiani Antonello Nicosia è stato condannato a 16 anni e 8 mesi per associazione mafiosa e falso. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm di Palermo Gery Ferrara, avrebbe progettato estorsioni e omicidi insieme al boss di Sciacca Dimino, condannato a 20 anni, e si sarebbe introdotto nelle carceri per incontrare mafiosi detenuti grazie al suo ruolo di assistente parlamentare della deputata di Italia Viva Giusy Occhionero processata separatamente.

La Procura aveva chiesto la condanna a vent’anni

Lo scorso 15 febbraio la Procura di Palermo aveva chiesto la condanna a 20 anni di carcere per Nicosia. Sfruttando i suoi rapporti con la deputata Giusy Occhionero, che gli aveva fatto un contratto da collaboratore parlamentare, entrava e usciva liberamente dalle carceri incontrando boss detenuti e portando all’esterno i loro messaggi. Il processo è stato celebrato con rito abbreviato.

Nicosia fermato dalla Dda nel novembre 2019

La stessa pena era stata chiesta per il boss di Sciacca Accursio Dimino, mentre per due favoreggiatori, Paolo e Luigi Ciaccio, è stata sollecitata la condanna a 2 anni e 4 mesi. Nicosia venne fermato dalla Dda di Palermo a novembre del 2019. Con lui finì in manette anche Dimino. Pedagogista, esponente dei Radicali Italiani, noto per le sue battaglie in favore dei diritti dei detenuti, Nicosia era un insospettabile.

“Pienamente inserito in Cosa nostra”

Le indagini descrissero invece Nicosia come “pienamente inserito in Cosa nostra”. Parlava come un uomo d’onore, progettava insieme al capomafia, suo frequentatore abituale, danneggiamenti, estorsioni e omicidi. E, utilizzando il ruolo di collaboratore parlamentare di Giusy Occhionero, deputata di Leu, poi passata a Italia Viva, incontrava boss detenuti, dava loro consigli, si accertava che non si pentissero e riferiva all’esterno i loro messaggi. Occhionero è sotto processo separatamente con l’accusa di falso. Avrebbe fatto passare il Radicale, allora conosciuto solo telefonicamente, per suo assistente, consentendogli di entrare con lei nelle carceri senza autorizzazione. Solo in un secondo momento, dopo tre ispezioni in istituti di pena siciliani, i due avrebbero formalizzato il rapporto di collaborazione. Grazie al rapporto con la Occhionero Nicosia ha incontrato boss detenuti al 41 bis come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro.

L’ispezione al carcere Pagliarelli

Occhionero e Nicosia si erano conosciuti tramite i Radicali Italiani. Il 21 dicembre, dopo aver avuto con Nicosia solo contatti telefonici, la deputata è arrivata a Palermo e ha incontrato Nicosia con cui è andata immediatamente a fare un’ispezione al carcere Pagliarelli. All’ingresso ha dichiarato che era un suo collaboratore: circostanza, hanno accertato i pm anche attraverso indagini alla Camera, falsa. All’epoca, infatti nessun rapporto di lavoro era stato formalizzato. Il giorno successivo i due hanno fatto, con le stesse modalità, visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca. Ai pm che in principio l’hanno sentita come persona informata sui fatti, la donna ha detto di non aver avuto contezza della doppia personalità di Nicosia, formalmente paladino dei diritti dei carcerati, di fatto uomo d’onore che portava all’esterno delle case di reclusione i messaggi dei boss.

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