Non era una sanatoria edilizia ma una norma di buon senso. E’ la convinzione di Girolamo Fazio che non si rassegna allo stop imposto alla sua norma definita da tutti sanatoria edilizia. “La politica siciliana ieri pomeriggio ha consumato l’ennesimo strappo e alzato un’altra barriera di separazione tra sé, i cittadini siciliani ed i loro problemi. In particolare quelli creati dalla sovrapposizione di norme urbanistiche che, dal 1976, non hanno dato ai cittadini ‘indicazioni certe ed in tempi rapidi cui conformare la propria condotta’ per costruire e realizzare gli immobili nei 150 metri dalla battigia, salvo considerarli abusivi per l’effetto retroattivo della legge del 1991, per altro non per espressa volontà del Legislatore ma per interpretazione della giurisprudenza”.

Girolamo Fazio non ci sta allo stop imposto a quella che sanatoria edilizia non era. Urla, invece, allo scandalo per quella dichiarazione di inammissibilità “Un pasticcio giuridico che mina una dei cardini della civiltà giuridica e della democrazia: la certezza del diritto. Quella stessa certezza invocata dal presidente Ardizzone nel dichiarare inammissibile per profili di incostituzionalità l’emendamento da me proposto. Personalmente nutro dubbi su tale prospettazione ma il dato politico che emerge con chiarezza è che, ancora una volta, l’ARS, ha deciso non decidere, di lasciare nel limbo dell’incertezza migliaia di cittadini, di non assumersi la responsabilità di una posizione chiara, netta, definitiva. Spiace osservare come la mia iniziativa sia stata manipolata e, soprattutto, boicottata da un fronte che va dalle associazioni ambientaliste al ministro per l’ambiente”.

“Il tema introdotto non poteva che essere posto all’attenzione dell’Ars, che ha dato causa direttamente o indirettamente a questa situazione assurda, ma nel nostro Paese si assistono a vicende ben strane, e così facendo non abbiamo molto futuro. Come è possibile che un tema così importante non possa essere affrontato dal Parlamento che ne è il responsabile? Risibili le motivazioni di inammissibilità. Una tra tutte il difetto di competenza attribuito alla Regione nell’ampliare la disposizione di sanatoria prevista dalla legge statale. Nella mia proposta non v’era alcun ampliamento, anzi il contrario; semmai, senza determinare alcun ampliamento rispetto al contenuto individuato dalla legge nazionale, riprende la legge 37/85, che è innegabile sia d’esclusiva competenza regionale e che ha applicato in Sicilia la sanatoria nazionale prevista dalla 47/85″.

“Forse la norma, se approvata, avrebbe potuto essere impugnata dal Governo Nazionale, come preannunciato dal ministro Galletti, intervenuto a condizionare il confronto politico con indebita ingerenza, sostenuto dai corifei dell’ambientalismo di maniera. Probabilmente una impugnativa avrebbe portato il tema davanti alla Corte Costituzionale e, finalmente, avremmo potuto comprendere se la nostra Costituzione può ammettere che un cittadino possa essere sanzionato quando la condotta posta in essere è precedente alla norma la prevede. Sarebbe stato interessante se la Corte Costituzionale avesse potuto verificare e pronunciarsi sul potere dei giudici di intervenire mediante interpretazione autentica attribuendo al Legislatore una volontà disconnessa dalla lettera della norma. Sarebbe stato interessante se Corte Costituzionale avesse potuto verificare, ed eventualmente ammettere, la legittimità d’una interpretazione autentica espressa 15 anni dopo da un organo nella composizione totalmente diverso, quindi anche nella volontà, di quello che ha varato la legge oggetto di interpretazione. Sarebbe stato interessante verificare se la Corte Costituzionale avesse ritenuto ammissibile che il concetto di interpretazione autentica può estendersi, come nella specie della legge del 91, ad introdurre un precetto (l’obbligo in capo ai privati totalmente autonomo e totalmente diverso da quello contenuto e previsto dalla legge del 76)”.

“Sarebbe stato interessante – conclude -vedere che tipo di tutela la Corte Costituzionale avrebbe messo in campo a favore dei cittadini contro questo mostro giuridico, cioè sanzionare con una norma entrata in vigore successivamente alla condotta. La mia proposta, al netto delle polemiche precedenti alla discussione d’aula, ed al netto della dialettica, spero abbia avuto almeno il merito di riportare nell’agenda politica dell’ARS il tema”.

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