Ancora una volta, quanto accade su Facebook, il più noto e usato social network, si ripercuote nella vita reale.
Rosario Cucchiara è un assistente della polizia penitenziaria in servizio al carcere Pagliarelli di Palermo, finito sotto processo con l’accusa di minaccia a pubblico ufficiale, nello specifico ai danni del comandante della casa circondariale, Giuseppe Rizzo.

Come riporta il Giornale di Sicilia, il giudice della seconda sezione del tribunale monocratico, Bruno Fasciana, ha deciso di assolvere l’ imputato (difeso dall’avvocato Giuseppe Avarello) con formula piena.

La vicenda riguarda una relazione che Rizzo aveva detto di voler scrivere per evidenziare presunti comportamenti scorretti di Cucchiara. Quest’ultimo, secondo quanto aveva sostenuto l’accusa, per evitare l’atto di richiamo, aveva inviato al suo superiore su facebook un messaggio ritenuto minaccioso ed intimidatorio.

“Ciao carissimo – questo recitava il post pubblicato dall’imputato – visto che non vuoi parlare con me per telefono, ti comunico che ho già provveduto ad informare (per via esterna: raccomandata con ricevuta di ritorno) a chi di dovere della nostra conversazione. Salutami tanto la tua bambina e spero che un giorno sarà un angelo al contrario di certe persone! Ciao carissimo: imparerai a conoscermi con il tempo”.

Il comandante del carcere, soprattutto per il palese riferimento alla figlia, aveva denunciato l’accaduto temendo per l’incolumità propria e dei suoi cari. Timori ribaditi durante il processo.

L’imputato ha però sostenuto di aver inviato quel post perché non era riuscito a parlare con il suo superiore, che si sarebbe più volte negato.
Il giudice ha creduto alla versione di Cucchiara e lo ha assolto.