Scatta il dissequestro per quasi tutti i beni dei figli degli imprenditori di Belmonte Mezzagno, ritenuti vicini a Cosa nostra e dichiarati socialmente pericolosi, Vincenzo, Gaetano e Salvatore Vito Cavallotti.
Accade perché i beni non possono essere ritenuti di provenienza illecita.

Lo scrive il Giornale di Sicilia di oggi. I beni in oggetto sono aziende specializzate nella metanizzazione, terreni ubicati a Milazzo, appartamenti che si trovano nel Pistoiese. Erano stati sequestrati tra il 2013 ed il 2014: allo Stato passa solo l’Immobiliare Santa Teresa, che era di Salvatore Vito Cavallotti.
Restituite dunque le imprese Tecno Met srl, Energy Clima Service, 3C Costruzioni srl, Eureka Cm srl, Sicoged srl, Vmg Costruzioni e servizi, la Prori Son e la ditta individuale Cavallotti Salvatore Vito. Accolte così le tesi, fra gli altri, degli avvocati Salvino Pantuso, Giovanni La Bua, Rocco Chinnici.

La storia dei beni sequestrati a figli e nipoti dei Cavallotti, si intreccia con l’inchiesta della Procura di Caltanissetta, sul cosiddetto ‘Sistema Saguto‘, e sulla gestione, non proprio limpida, da parte dell’ex presidente Silvana Saguto, della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.
I Cavallotti, anche attraverso i media, hanno sostenuto una lunga battaglia definendosi vittime del Sistema Saguto.

I beni erano stati sequestrati perché si era ritenuto che i figli e i nipoti dei Cavallotti fossero troppo giovani ed inesperti per guidare da soli le aziende senza le ingerenze dei parenti vicini a Cosa nostra, tanto che si era celebrato anche un processo per intestazione fittizia nei confronti dei nuovi titolari. Nei loro confronti era stata dichiarata la prescrizione, il 14 luglio 2017.

Come scrive ancora il Giornale di Sicilia, nel rigetto della misura di prevenzione gioca da un lato la compatibilità tra i redditi e le spese affrontate per mandare avanti le società, cosa che esclude l’apporto di capitali illeciti o di provenienza dubbia. Ed anche il fatto che i tre fratelli intervenissero nelle attività delle società di figli e nipoti è «circostanza di per sé sola inidonea a connotare in senso illecito il compendio».

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