Non una semplice sfilata in maschera ma un messaggio di rinascita. La 17esima edizione del Carnevale sociale di Borgo Vecchio si conferma come un’occasione di riflessione, riscatto e costruzione: “La nostra parola conta”. La comunità afferma la propria resistenza ad ogni forma di avversità.  A guidare il corteo un carro decorato a festa seguito da una scia di bambini in maschera tra musica, colori e coriandoli. La parola è il filo conduttore di questa edizione, intesa come strumento di affermazione, di trasformazione e di resistenza.

“La sfilata che ogni anno attraversa i quartieri della città, oggi farà tappa a Borgo Vecchio e quest’anno il tema è “la nostra parola conta” – ha dichiarato Nadia Lo Iacono, tra le organizzatrice del carnevale sociale – abbiamo affrontato diversi temi con i bambini organizzando diversi laboratori e abbiamo toccato diversi temi: i diritti costantemente negati, il consenso e le emozioni”.

L’evento tra musica e “cafuddiate” di coriandoli

Il Carnevale Sociale a Borgo Vecchio non è una semplice sfilata, ma è un farsi e rifarsi comunità, è un’occasione di riflessione e di cura collettiva, nell’attraversare il cuore pulsante del quartiere preservandone le tradizioni, come la simbolica pratica della vampa dei “Nanni” che rimanda al tempo che si rinnova, rigenera e trasforma tutto.

La vampa richiama, inoltre, la medesima capacità trasformativa della parola, tema cardine di questa edizione. E, anche quest’anno, sono i bambini a dar voce al valore della parola, al prezioso valore di un “sì” o “no”.

Il desiderio di pace e uguaglianza

Tra musica, “cafuddiate” di coriandoli e fragorose risate, un coloratissimo carro, allestito con striscioni e cartelloni realizzati nel corso delle attività laboratoriali organizzate dal centro sociale Anomalia, ha sfilato nel quartiere per raccontare cosa alberga nel cuore dei più piccini (e non solo): in primis, il desiderio di pace e di uguaglianza, un mondo libero da violenze e ingiustizie, in cui il diritto alla fantasia sia accompagnato al diritto di poter viaggiare, fare sport e gioire del quotidiano. E, soprattutto, il diritto di espressione di se stessi e della propria volontà:  se no ti dico, non prenderlo come un invito recita la filastrocca elaborata dai bambini in preparazione alla grande sfilata.

Come d’abitudine, la conclusiva merenda condivisa in piazza ha sancito la praticabilità del messaggio di cui il carnevale sociale si fa promotore: stare uniti nel rispetto dell’unicità di ognuno e nella reciprocità dei diritti, perché solo la solidarietà e il tessere relazioni sviluppano il senso di responsabilità collettiva e si traducono in pratiche di cura davvero trasformative.