Nuovo naufragio sulle rotte dell’immigrazione al largo di Zarzis, in Tunisia. Sono almeno 9 i morti di diverse nazionalità recuperati dalla guardia costiera maghrebina. Lo riferisce l’agenzia di stampa tunisina Tap. Sono 41 le persone soccorse.

Via libera in Senato all’accordo Italia-Albania

Intanto, il Senato ha approvato in via definitiva il ddl di ratifica del protocollo firmato tra Italia e Albania sui migranti con 93 voti favorevoli e 61 contrari. Il disegno di legge era già stato approvato dalla Camera.
Per il sottosegretario al ministero dell’Interno Emanuele Prisco “il Protocollo di cooperazione con l’Albania per la gestione dei migranti rappresenta un contributo significativo al contrasto alla immigrazione irregolare e al contrasto del traffico di esseri umani. L’intesa appena ratificata dal Parlamento è largamente apprezzata in Europa e ci auguriamo che sia pienamente efficace quanto prima, contribuendo alle politiche di rimpatrio e di riduzione dei flussi migratori in Italia, dati che già hanno fatto registrare una importante flessione negli ultimi mesi grazie alle intese con i paesi di partenza. Il Governo italiano sta affrontando con ogni mezzo immigrazione clandestina: le nostre frontiere sono aperte per chi arriva attraverso un percorso legale secondo i bisogni della nostra Nazione mentre per i trafficanti di essere umani continuerà a non esserci alcuna tolleranza”.

Ma per i vescovi sono “Soldi buttati in mare”

Soldi “buttati in mare”, che coprono ‘l’incapacità di governare il fenomeno’”. A poche ore dal via libera definitivo del Senato arriva l’affondo della Cei che boccia in pieno l’accordo tra Italia e Albania sui migranti. L’intesa è colonna portante della strategia definita da Giorgia Meloni e dal suo governo con l’obiettivo di frenare gli arrivi, in parallelo con il nuovo rapporto con i Paesi africani che rientra sotto l’ombrello del Piano Mattei. Da declinare, è la nuova indicazione della premier ai ministri, secondo il “modello Caivano”.

A Palazzo Chigi non è passata inosservata la posizione di monsignor Gian Carlo Perego, ma dalla premier, che ha incalzato i suoi ministri a essere “operativi” e a non lasciare cadere il dialogo avviato in particolare con i paesi del Nord Africa, nemmeno un accenno all’intesa con Tirana. Né, raccontano, alle parole del presidente della Commissione per le migrazioni della Cei e di Migrantes. A parlare è Migrantes, non la Cei, si nota ai piani alti del governo, minimizzando il duro commento alla scelta dell’esecutivo di centrodestra di aprire due Cpr in Albania investendo “673 milioni di euro in dieci anni” che – è sicuro Perego – andranno “in fumo” a causa della “incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa del nostro Paese, al 16° posto in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo rispetto al numero degli abitanti”.

Cosa prevede l’intesa

L’intesa, cui plaude la maggioranza e che ora è stata ratificata dal Parlamento, prevede la costruzione di un centro di identificazione dei migranti nell’entroterra che potrà accogliere “fino a un massimo di 3 mila” persone, più un centro più piccolo di primo approdo nel porto di Shengjin, dove far attraccare le navi italiane con le persone soccorse nel Mediterraneo. Quelle risorse, dice monsignor Perego, “potevano rigenerare non solo la vita di molte persone, ma la vita anche delle nostre comunità. Si tratta di 673 milioni di euro che avrebbero significato posti di lavoro e un indotto economico”.

Tajani difende il trattato

A difendere la bontà dell’iniziativa dell’esecutivo arriva il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, convinto che non siano affatto “soldi buttati in mare” ma “ben spesi per affrontare la questione migratoria con un Paese che è candidato a far parte dell’Unione Europea”. Tra l’altro, “c’era Blinken lì”, sottolinea il vicepremier. Mentre Fdi, per voce del presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Alberto Balboni, rilancia chiedendo a monsignor Perego “prima di criticare il Parlamento italiano per le leggi che legittimamente approva, di pensare piuttosto a chiarire se risponde al vero, come si afferma in una inchiesta pubblicata da Panorama, che la Fondazione Migrantes ha veramente versato 20 mila euro; alla Mare Jonio, associazione guidata da Casarini, l’estimatore di Toni Negri ed indagato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.