Cinque referendum per cambiare il Paese sfidando l’astensionismo che negli ultimi anni ha sempre fatto fallire ogni consultazione popolare di questo tipo. Cinque referendum dopo che è venuto meno quello principale ovvero il quesito sull’Autonomia differenziata che dovrà essere riscritta dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale.
Alfio Mannino, segretario generale della Cgil in Sicilia ospite di Talk Sicilia lancia appelli al voto e spiega i referendum ma ci dice anche perché la Cgil è contro tutti i governi di centrodestra. Non una opposizione a priori ma sulla base delle scelte di governo operate, dice ma attacca in Sicilia su sanità, diritto allo studio, uso dei fondi Pnrr e tanto altro

I referendum, la sfida rischiosa
“Quando abbiamo raccolto le firme immaginavamo che oltre al referendum sul lavoro ci potesse essere anche referendum sull’autonomia differenziata. Poi, dopo l’intervento della Consulta che ha in qualche modo cassato sette punti della legge che il ministro Calderoli aveva costruito, sono venute meno le ragioni di quel referendum perché appunto quella legge oggi ha un impatto notevolmente diverso rispetto a come era stata costruita. E sono rimasti in piedi solo quattro quesiti referendari sul lavoro e un quinto quesito sulla cittadinanza”.
“Si tratta di provare a contrastare la precarietà che oggi è fortemente dilagante. Per questo noi riteniamo che vadano superate le norme sui contratti a termine, perché oggi c’è un abuso, tant’è che è stato determinato che si possano rinnovare anche senza le cosiddette causali e quindi senza che ci siano motivazioni di fondo e oggettive per la reiterazione”.
“Riteniamo, poi vadano tutelati lavoratori e lavoratrici delle aziende sotto i 15 dipendenti, quelli degli appalti e subappalti, introducendo il principio che la responsabilità deve rimanere in capo ai committenti. Non è possibile che oggi in un cantiere di lavoro due lavoratori o lavoratrici che fanno lo stesso lavoro abbiano tutele differenti a secondo se il suo datore di lavoro è chi ha vinto la gara o chi invece poi ha avuto in subappalto quel lavoro”.
Primo maggio
Parlando di lavoro c’è il tema della sicurezza. Troppi morti e la Sicilia sarà una delle tre piazze del primo maggio
“Noi saremo comunque a Portella della Ginestra che per noi è un luogo simbolo in cui si rievoca le tante battaglie che il mondo del lavoro ha fatto anche negli anni precedenti. Però sì quest’anno la Cgil, Cisl e Uil a livello nazionalmente hanno deciso di porre al centro di questo Primo maggio il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si sono individuate tre piazze, una a Roma, l’altra Prato, la terza sarà Casteldaccia dove purtroppo è successo un fatto tragico. Noi saremo in tutti i luoghi dove appunto si rievoca il tema del lavoro il tema della sua qualità, il tema della sua dignità. La sicurezza è elemento centrale. Tra l’altro è uno dei quesiti referendari visto che quella tragedia è frutto proprio dei sub appalti e del lavoro frantumato, parcellizzato”.
Il quinto referendum, la cittadinanza
“Sì, c’è anche quello che riguarda la cittadinanza. Oggi se sei un giocatore di calcio, anche se hai avuto un parente lontano, puoi avere la cittadinanza in tempo reale. Invece chi nasce, chi cresce in Italia, chi ha studiato in Italia deve aspettare dieci anni per avere la cittadinanza e questo naturalmente non è possibile. Noi con questo referendum chiediamo invece che si possa maturare il requisito per la cittadinanza in cinque anni. E guardate la questione della cittadinanza è una questione molto più profonda non soltanto perché parla dello spopolamento che noi viviamo. Maggiore accoglienza significa maggiore integrazione e anche maggiore sicurezza e la possibilità che questi lavoratori, che qui pagano le tasse. possono essere fortemente integrati.
Dal governo si parla di Ius scholae
Pezzi di questa maggioranza, invece, puntano sullo Ius Scholae ovvero il riconoscimento della cittadinanza a chi ha studiato qui
“Ma allargare i diritti di cittadinanza sempre di più è necessario se vogliamo davvero rendere questo nostro Paese sempre più coeso anche da un punto di vista sociale. Noi salutiamo positivamente il fatto che anche forze di governo che negli anni precedenti ritenevano che questo tema dovesse essere sempre più marginale, ora guardano a soluzioni. Finalmente anche loro stanno comprendendo come l’allargamento dei diritti di cittadinanza è un bene per questo nostro Paese e quindi lo salutiamo positivamente. Il nostro auspicio però è che dalle buone intenzioni si passi davvero ai fatti. Significa portare in Parlamento quelle leggi necessarie per allargare i diritti di cittadinanza. Intanto dobbiamo dare un segnale forte e chiaro a partire da questi referendum perché appunto al di là della questione di merito si possono aprire dei varchi per allargare davvero i diritti di cittadinanza”.
Rischio astensionismo
C’è, però, un grave rischio flop. Per la validità servono la metà più uno degli elettori alle urne e questo non capita neanche alle elezioni ordinarie. E’ molto facile che il referendum non sia valido alla fine
“Guardi se le elezioni Europee che abbiamo svolto qualche mese fa avessero avuto l’obbligo del quorum sarebbero stati dichiarati nulli. Vogliamo ricordare che nel Paese ha votato poco più del 48%, addirittura in Sicilia ha votato solo ed esclusivamente il 37%. Noi oggi siamo in una grande crisi di partecipazione da parte dei cittadini e questo impatta fortemente sui soggetti più deboli. Per questo noi chiediamo a tutti i cittadini, a tutte le cittadine, di andare a votare, anche perché con il referendum non deleghi altri affinché possa cambiare la tua condizione di vita. Se passano i referendum all’indomani non ci sarebbero più i contratti a termine, o meglio non ci sarebbe più l’abuso dei contratti a termine”.
“Affrontiamolo a viso aperto tutto questo, facciamo diventare il tema del lavoro un grande dibattito pubblico. Facciamo sì che finalmente si torni a discutere di lavoro in questo nostro Paese. Poi ci potrà essere chi legittimamente farà campagna elettorale e referendaria per il sì chi lo farà per il no. Però non utilizziamo lo strumento dell’astensione. Affrontiamo questa discussione con grande forza con grande democrazia e ognuno faccia valere le proprie ragioni ma invitiamo tutti ad andare a votare”.
Ma il governo ha già fissato date che puntano all’astensionismo
“Avevamo chiesto al Governo di fissare la data del referendum nel momento in cui si facevano le elezioni amministrative quindi al primo turno. Hanno invece deciso di accorparle al secondo turno e ci saranno pochissimi comuni che andranno al secondo turno”.
È una scelta politica abbastanza chiara
“Sì, è una scelta politica chiara per fermare il referendum e non invogliare i cittadini a partecipare a questo esercizio di democrazia. Non è una questione di esistenza in vita. Noi siamo partiti dal fatto che in questi vent’anni c’è stata una legislazione che ha frantumato il lavoro. Oggi il lavoro è più precario, oggi il lavoro è meno sicuro, oggi il lavoro è meno retribuito. Noi abbiamo bisogno di rimettere al centro dell’agenda politica del Paese il tema del lavoro e il tema della qualità del lavoro, se vogliamo davvero provare a cambiare questo Paese”.
Governi centrodestra bocciati
Non facciamo, finta, però che non ci sia una contrapposizione ideologica di base fra voi e l’attuale maggioranza di centrodestra in questo Paese
“Noi giudichiamo i governi da quello che producono, non a priori. Noi stiamo criticando e critichiamo su tanti aspetti l’azione del Governo nazionale e di quello regionale perché su tante questioni sin qui non ha dato le risposte che noi auspicavamo”.
“Vogliamo parlare della sanità? Noi siamo ormai a due anni e mezzo dall’insediamento di questo Governo (Schifani ndr) e la sanità è soltanto lo strumento per alimentare clientele e consenso. Ancora oggi non ci sono le risposte minime affinché si rafforzi il diritto alla salute dei cittadini siciliani. E soltanto un balletto di nomine di dirigenti e quant’altro, ma ancora manca un piano sanitario, manca la rete ospedaliera, non vengono messe a disposizione quelle risorse per rafforzare la medicina del territorio. Noi abbiamo rivendicato un’integrazione tra il sistema sanitario e il sistema sociale. Tutto questo non viene fatto perché oggi non è centrale il diritto alla salute, è centrale chi gestisce la sanità. E poi come la gestisce è sotto gli occhi di tutti”.
“Vogliamo parlare del Pnrr? Una grande opportunità per provare a colmare il gap sociale, occupazionale, economico tra Nord e Sud del Paese. Siamo ormai a oltre metà della gestione di quello strumento e siamo a un livello di spesa del 14 o 15%. Siamo al 30% di avanzamento nella programmazione, ma tutto questo ci dice che siamo fortemente in ritardo. Avevanmo dato dei consigli: provate a fare in modo che i Comuni che sono i maggiori destinatari di queste risorse, possono avere una macchina amministrativa capace di competere, provate a mettere in campo una struttura regionale che aiuti i Comuni alla progettazione, alla programmazione, alla rendicontazione. Tutto questo non è stato fatto”.
“Vogliamo parlare di politiche di sviluppo? Siamo nel pieno di 24 mesi di crisi industriale, di calo di produzione industriale. Abbiamo la grande vertenza dalla vertenza dell’Eni, abbiamo la vertenza di Termini Imerese visto che ancora ad oggi non abbiamo chiaro che cosa si voglia fare in quel sito produttivo. E c’è assoluto silenzio”.
“Vogliamo parlare del fatto che manca il diritto allo studio? L’anno scorso i ragazzi e le ragazze siciliane che erano idonei non assegnatari per le borse di studio per oltre il 50% non hanno visto un diritto riconosciuto”.
“Vogliamo parlare del diritto alla mobilità? Si parla tanto sul ponte sullo Stretto, ma è mai possibile che ancora ad oggi non riusciamo a determinare un accordo di programma quadro con RFI per garantire il diritto alla mobilità nella nostra regione? Potremmo citare decine e decine di esempi. Oggi la Regione Siciliana purtroppo è distratta e pensa a come gestiamo il potere”.
“Noi abbiamo messo in campo un percorso che declina dieci vertenze strategiche per cambiare il volto della Sicilia. Abbiamo provato a parlare di istruzione, di sanità, di rifiuti, di gestione delle acque e di politiche di sviluppo. Su nessuna di queste questioni la Regione ha sentito il bisogno di avviare un confronto”.
La fuga dei cervelli
“E infine voglio dire che c’è una grande emergenza che è sottovalutata. Ogni anno ventimila ragazzi e ragazze vanno via da questa nostra regione. Questo significa che le intelligenze migliori e più fresche di questa terra stanno andando via. Noi rischiamo una grande desertificazione sociale. Anche su questo la Regione finalmente vuole provare a dare quelle dovute risposte. E su questo purtroppo ancora mancano le interlocuzioni necessarie. Noi vogliamo rivendicare politiche di sviluppo e di crescita perché la Sicilia, perché il Mezzogiorno, purtroppo sono marginali e noi non ce lo possiamo permettere”.
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