Con la morte di Vincenzo Agostino scompare dalla scena palermitana una figura scomoda. Scomoda perché fino alla fine ha lottato per la verità ma lo Stato ha dimostrato di non essere in grado di dargli le giuste risposte, a lui come all’intera società civile che chiede chiarezza, verità e giustizia.

Il misterioso omicidio del poliziotto dalla faccia buona

Pochi ricordano la storia tragica che ha portato Vincenzo Agostino a diventare, suo malgrado, un simbolo. L’omicidio di suo figlio, l’agente di polizia Nino Agostino, assassinato il 5 agosto 1989 davanti al cancello di casa insieme a Ida Castelluccio, la moglie incinta di due mesi, sembra destinato al dimenticatoio oggi più di ieri e, dunque, a rimanere uno dei grandi misteri italiani.

I sospetti di depistaggio

Di recente anche in questo mistero è comparsa l’ombra del questore Arnaldo La Barbera, a capo di una task force che la procura di Caltanissetta indaga da tempo per depistaggio. Il procedimento per La Barbera si è estinto con la sua morte ma sotto processo ci sono ancora i suoi uomini, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati del depistaggio delle indagini sulla strage Borsellino.

Ma La Barbera già nel 1989 avrebbe tenuto in un cassetto una relazione di servizio del compagno di pattuglia di Nino Agostino che subito dopo l’omicidio metteva nero su bianco informazioni sulle indagini che Agostino stava svolgendo da infiltrato. Indagini delle quali si vocifera ma senza mai un documento ufficiale.

Dopo l’omicidio, inoltre, tre misteriosi agenti di polizia perquisiscono la casa di Nino Agostino. Lì si dovevano trovare i documenti che fornivano prove incontrovertibili sulle sue scoperte spiegando i motivi della sua morte. Lui, Nino, nel portafogli aveva un appunto che indicava dove trovare quei documenti che avrebbero spiegato tutto. Perché sapeva bene che la sua vita era in pericolo. Ma tutto questo resterà solo nelle testimonianze, mai negli atti di prova, mai nei documenti. Anche di questi appunti, di queste prove, alla pari dell’agenda di Borsellino, non c’è traccia alcuna.

Il funerale con Falcone e Borsellino

Ai funerali di Agostino c’erano anche Falcone e Borsellino e Giovanni Falcone avrebbe detto a Paolo Borsellino che proprio Agostino gli aveva salvato la vita. Il riferimento forse alle informazioni riservate sul pacco bomba posto di fronte la villa dell’Addaura di Falcone ma un altro filone di indagini parla anche della possibilità che Agostino, da infiltrato, avesse incontrato uomini dello Stato, dei servizi segreti deviati, a fianco dei boss.

Le intuizioni del padre Vincenzo

“Vincenzo Agostino, con la sua incrollabile determinazione, ha trascinato un pezzo di Italia ad andare oltre le apparenze sulla morte di suo figlio Nino. Con logica e sentimento capì che dietro quel duplice omicidio c’erano verità inconfessabili su cui poi la magistratura ha scavato attraverso le indagini che ho contribuito a portare avanti” sostiene adesso l’ex procuratore generale di Palermo e attuale senatore 5 stelle Roberto Scarpinato.

“Con molto ritardo, tra depistaggi e resistenze, adesso è possibile ricostruire la verità finora nascosta su quell’omicidio e rendere omaggio a Vincenzo Agostino, che ci lascia in eredità un esempio raro di impegno per la legalità e la Giustizia. I processi potranno dimostrare che Nino Agostino fu ucciso perchè scoprì un intreccio tra mafia e settori infedeli delle istituzioni, in cui affondavano le radici delitti politici come quelli di La Torre, Dalla Chiesa, Mattarella e l’attentato all’Addaura a Falcone, eseguito sotto la direzione di menti raffinatissime, come egli stesso dichiarò, mentre con le sue indagini stava tentando di portare alla luce i segreti retroscena di quei delitti. Una sorta di anticipazione di quello che sarebbe poi accaduto anni dopo a Capaci e via D’ Amelio. Un giorno proprio Vicenzo Agostino mi disse: ‘le stragi di Capaci e via D’Amelio sono iniziate a casa mia’. Lui aveva capito tutto quello che poi le nostre indagini hanno confermato”.

Un mistero destinato ma rimanere tale

Come stiano davvero le cose sembra quasi impossibile scoprirlo. Misteri e depistaggi che rischiano di restare tali. Un rischio che dopo la morte di Vincenzo Agostino, oggi è più concreto di ieri.

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