Si è aperta la camera ardente alla caserma Lungaro della polizia di Stato, a Palermo, di Vincenzo Agostino, il papà dell’agente della polizia di stato Nino, ucciso da Cosa Nostra assieme alla moglie Ida Castelluccio, l’8 agosto 1989. Accanto al feretro, all’interno della piccola Cappella San Michele Arcangelo, un dipinto che ritrae Vincenzo, morto ieri a 87 anni, con la ormai nota barba bianca che aveva promesso “non avrebbe più tagliato” fino a quando non sarebbe emersa la verità sui mandanti del delitto e, soprattutto, sui depistaggi alle indagini.

Il ricordo di chi c’era

Nella cappella ci sono le foto degli agenti vittime delle stragi per mano mafiosa e, tra queste, anche quella di Nino ritratto nel giorno del matrimonio assieme alla moglie. Sono presenti i familiari di Vincenzo: le figlie Flora e Nunzia e i nipoti. Presente oltre a numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine e a semplici cittadini anche il sindaco, Roberto Lagalla.

“E’ il minimo che può fare un palermitano che ha conosciuto la storia di Vincenzo Agostino – dice un palermitano in attesa di entrare a rendere il saluto a Vincenzo – soprattutto chi ha conosciuto la storia di questa città contrassegnata da omicidi stragi e capisce l’ingiustizia che abbiamo vissuto in questi anni senza verità su tanti delitti e tanti omicidi”.

“Il mio ricordo è di un nonno guerriero un nonno che non ha mai smesso di fino alla fine e che ho accompagnato in tutta Italia in questo percorso di verità giustizia e di lotta. Io l’ho detto a mio nonno che avrei continuato a lottare per lui. In questi due giorni abbiamo ricevuto attestati di affetto da ogni parte d’Italia. Tutto questo fa capire che non sono solo e che la mia famiglia non è sola in questa lotta”.

“Nonno purtroppo non è riuscito a vedere questa giustizia per cui ha lottato per tutti questi anni – aggiunge il nipote – A fine giugno o i primi di luglio avremmo avuto questa sentenza. Non immaginavano di doverlo seppellire con la barba e i capelli lunghi”.

Il sindaco Roberto Lagalla

“Una testimonianza, una denuncia, una presenza che abbiamo tutti conosciuto, frequentato, rispettato per il dolore, ma anche per ciò che ha voluto attraverso la sua presenza denunciato – dice il sindaco Lagalla– L’incertezza che era collegata ha animato la perdita di un figlio, di una nuora e di un nipote che stava per arrivare. Credo che sia un uomo che vada rispettato per quello che è stato per la testimonianza che ci ha offerto  ma anche e soprattutto per il dolore un dolore atroce che ha sofferto”.

 

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