Gli affari di cosa nostra, tra pesanti carichi di droga che arrivano in Sicilia, era da tempo che non andavano così bene, e in tutta Palermo c’è un gran fermento. Per questo occorre organizzarsi, e bene, e i clan si vogliono affidare ai vecchi boss per non perdere qualsiasi buona occasione di guadagno, per far girare bene le cose. Per questo gli investigatori sono in allarme e hanno rizzato le antenne, secondo quanto scrive La Repubblica.
Le vecchie regole di Cosa Nostra
Dal 2008 ci sono stati tantissimi blitz, la squadra mobile ha colpito ad esempio la riorganizzazione degli Inzerillo tornati dagli Stati Uniti. Il nucleo di polizia economico finanziaria ha sequestrato ingenti ricchezze dei padrini. Ma la sede palermitana di Cosa nostra spa è in continua evoluzione, perché in evoluzione è il management che anima le varie articolazioni dell’azienda criminale. Vecchia storia questa, da sempre nell’organizzazione ci sono i falchi e le colombe. Oggi, di sicuro, entrambe le anime sembrano avere archiviato la stagione dell’attacco allo Stato e puntano fermamente alla conduzione degli affari. Ma la violenza resta dietro l’angolo, lo dimostra l’ultimo omicidio avvenuto allo Sperone, quello di Giancarlo Romano. La droga e gli affari sul territorio portano spesso a discussioni e liti sulla spartizione di guadagni e affari. Così scoppiò la seconda guerra di mafia nel 1980.
Falchi e colombe sembrano per adesso uniti dagli affari di droga che spaziano fino alla Colombia e al Messico. Mentre, probabilmente, la Cupola non è tornata ancora a riunirsi. Ma di sicuro, a Palermo, ci sono delle cordate importanti che pesano in questa campagna elettorale per designare la nuova guida dell’organizzazione.
La riorganizzazione a Palermo (e non solo)
Il vecchio boss più autorevole in circolazione è Francolino Spadaro, è il figlio di don Masino, il “re” della Kalsa che era lo storico boss del contrabbando e degli stupefacenti, condannato per l’omicidio del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella. Dopo la scarcerazione, avvenuta qualche anno fa, Francolino è andato a vivere in un attico, nel palazzo accanto casa del giudice Falcone, in via Notarbartolo. I clan potrebbero richiederlo per tornare ad essere una guida.
Ci sono poi i perdenti di un tempo, che ora dettano legge, da Partanna Mondello a Santa Maria di Gesù. Al momento, il boss più autorevole dello schieramento è Michele Micalizzi, il genero dello storico capomafia Rosario Riccobono, agli arresti domiciliari nella sua villa di Partanna Mondello. Poi, è rispuntato anche un Marchese, Gregorio, nell’inchiesta su Mimmo Russo. Chissà se è un caso, o se gli eredi dei Corleonesi più ortodossi (imparentati con Bagarella) sono ritornati anche loro. Come Salvuccio Riina, il figlio del capo dei capi, che ha preso la residenza a Corleone.
Uomini che hanno scontato le loro pene e non hanno pendenze giudiziarie ma che gli inquirenti guardano con attenzione per la loro storia e per le loro parentele. Cognomi pesanti dentro gli ambienti giusti.
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