Un altro nome uscito dall’inchiesta su Mimmo Russo è il ruolo di Achille Andò, finito ai domiciliari. Secondo quanto scrive La Repubblica, in un articolo a firma di Salvo Palazzolo, Andò, considerato un faccendiere legato con la massoneria, aveva un ottimo rapporto con alcuni esponenti mafiosi.

Il patto

Ad esempio pare fosse molto legato a  Giuseppe Geraci, elemento di vertice della famiglia mafiosa di Altarello, come lo definiscono i sostituti procuratori Francesca Mazzocco e Andrea Fusco. “Io voglio dire solo una parola – diceva Achille Andò – tu sei qua ora e puoi discutere, ma quando tu non c’eri e non potevi discutere, io discutevo per te”, si legge nelle carte delle intercettazioni. “Io, Giusè, ti difendo più alle spalle che di davanti”.

Ma perché tanta attenzione di un faccendiere iscritto al Grande Oriente d’Italia (Loggia Concordia) nei confronti di un mafioso? Per la procura, secondo quanto scrive La Repubblica, gli interessi a cui gli Andò facevano riferimento “si riferiscono ad alcuni lotti di terreno ubicati ad Altarello, dove i predetti volevano realizzare un altro centro commerciale mediante la società Panormus”.

Chi è Geraci

Giuseppe Geraci, 52 anni, è un esponente di rilievo di Cosa nostra, piazzato al vertice della famiglia di Altarello da Salvatore Lo Piccolo. Le indagini degli anni scorsi hanno svelato i suoi affari nell’ambito della droga e delle estorsioni, anche per conto della famiglia di Resuttana.

I terreni

I carabinieri hanno verificato che nella zona di Altarello, tra via Nave e via Pitrè, ci sono alcuni terreni della società “Commerciale Panormus srl”, nata nel 1987, che aveva come oggetto sociale “Costituzione e organizzazione di un centro all’ingrosso di beni e servizi”. Era un consorzio fra alcuni imprenditori che aveva come presidente del consiglio di amministrazione Achille Andò. All’epoca, l’obiettivo era la realizzazione di un centro commerciale, ma poi il progetto non venne realizzato e la società venne messa in liquidazione, nel 2006. È la stessa società di cui parlava 28 anni fa il pentito Calogero Ganci ai magistrati di Palermo