Il video va avanti e indietro. Viene stoppato e per fare comprendere cosa succede vengono mostrate le slide del campo sportivo con i luoghi della tragedia segnati in rosso.

Un racconto preciso puntuale. Una ricostruzione realizzata incrociando diversi dati: attraverso le celle telefoniche, il gps installato nella vettura la Fiat Punto utilizzata da Pietro Monreale. Si inizia da quando i due ragazzi, Roberta Siragusa e Pietro Morreale escono dalla serata trascorsa insieme ad amici. Si fermano in paese in un tabacchi. Sono le ultime immagini di Roberta Siragusa prima d essere uccisa. Poi è il racconto dell’orrore.

L’avvocato di Pietro Monreale, Gaetano Giunta, ha sempre detto che nel video non si vede chi ha appiccato il rogo e non mostrano il momento in cui si ha l’innesco. Poi la difesa punta su un punto. Se fosse stato Pietro ad accendere le fiamme vista la fiammata dovrebbe essersi anche lui ustionato.

Ma ecco in base ai dati raccolti dai carabinieri cosa è successo quella sera.

Nell’aula bunker dell’Ucciardone davanti al presidente della seconda Sezione penale della corte d’assise Vincenzo Terranova, giudice a latere Mauro Terranova, il pm Giacomo Barbara, il tenente dei carabinieri di Termini Imerese Nicola De Maio ha ripercorso gli ultimi minuti della vita della ragazza uccisa bruciata nei pressi del campo sportivo di Caccamo.

Il racconto ricco di dettagli è stato fatto davanti agli avvocati della famiglia Sergio Burgio e Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona Lo Verde e il difensore di Pietro Morreale, Gaetano Giunta.

Pietro Morreale è impassibile nell’aula bunker dell’Ucciardone. In uno dei box dell’aula bunker ha assistito alla visione del video senza tradire nessuna emozione.

Ecco cosa è successo la notte del 24 gennaio 2021

“Ecco sono le 2,20 e 34 secondi – afferma il tenente, indicando con il mouse la parte alta dello schermo -. La telecamera inquadra la zona accanto al campo sportivo, si vede una figura che si allontana dal fuoco. L’orario è spostato in avanti, quello reale corrisponde alle 2.10 e 27″.

In quel momento secondo la ricostruzione dell’accusa, il corpo di Roberta sta prendendo fuoco. Rispetto all’orario della telecamera ci sono dieci minuti di differenza dall’orario

Si vede una fiammata, il rogo divampa per qualche secondo, poi a poco a poco si spegne. Poco più di un minuto dopo, alle 2.11 e 43, la stessa figura che si era allontanata dal fuoco, torna sul punto dell’incendio.

!Si vede questa immagine che trascina il corpo, lo prende per i piedi – prosegue il tenente De Maio – e questo corrisponde perfettamente con un altro particolare emerso nel corso delle indagini. Io ero presente all’autopsia e l’esame ha evidenziato dei chiari segni di trascinamento sul torace. Non erano tagli dovuti a ferite, ma graffi e lesioni tipici di un corpo che viene trascinato”.

Alle 2.13 e 07 la Punto si sposta dalla zona nei pressi del campo di Caccamo, 5 secondi dopo si spengono le luci. E subito dopo, dice sempre il tenente, Morreale inizia a comporre una serie di numeri di telefono. Otto telefonate, questo dicono i tabulati, sono rivolte a due amici, con i quali però non riesce mai a parlare, altre 4 chiamate sono rivolte ad un altro ragazzo, anche queste senza successo. L’unica che va a destinazione è quella partita alle 2,16 e 13, una conversazione di 12 secondi con Marco S., un altro giovane di Caccamo.

Alle 2.22 è la madre che chiama il figlio Pietro. Ma la notte è ancora lunga, la telecamera piazzata alla «Bottega dei sapori», nei pressi dello stadio, inquadra chiaramente un ragazzo che scavalca ed entra nel campo sportivo di calcio a 11, si vede una piccola lucina che si aggira sul prato. Sono le 2 e 26 e 30 secondi. Cosa è andato a fare lì dentro. «A recuperare qualcosa che ha perso durante la colluttazione con Roberta», sostengono gli avvocati di parte civile, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio.

Alle 2.32 e 23 secondi la macchina va via. Viene inquadrata dalla stessa telecamera e anche il Gps a bordo della vettura registra la messa in moto e poi l’inizio del percorso. Questa è la fase, secondo gli investigatori coordinati dal pm Giacomo Barbara della procura di Termini, in cui Morreale si dirige verso la zona di Monte San Calogero per fare una sorta di sopralluogo. È lì che vorrebbe lasciare il corpo martoriato della ragazza ma prima deve essere certo che non ci sia nessuno. Ci mette poco più di 4 minuti a percorrere il tragitto, le strade sono vuote. Alle 2.36 e 58 secondi una telecamera piazzata nell’ultima casa prima della trazzera inquadra la macchina.

Alle 2,44 la Fiat è di ritorno. “Un orario perfettamente compatibile con la distanza percorsa – afferma il tenente De Maio -, poi la macchina invece di rientrare in paese, fa una deviazione». E dove va? «Per me è andata davanti all’abitazione dei Siragusa», afferma l’ufficiale. Dopo casa di Roberta, Morreale è andato a casa sua, si è fermato pochi minuti e in questo frangente avrebbe preso il sacco dove infilare il cadavere della vittima.

Alle 3.03 la macchina è di nuovo al campo sportivo, alle 3.05 spegne il motore in corrispondenza del muro di cinta. Lì avrebbe caricato il corpo carbonizzato e alle 3,25 la vettura riparte dallo stadio e torna a Monte San Calogero. È l’ultimo atto di quella notte drammatica.

Alle 3, 29 e 17 la vettura transita di nuovo davanti alla telecamera della villa, 10 minuti dopo ritorna e la Punto si ferma davanti abitazione dei Morreale. sono le 3.40 e 38 secondi.

“Poco dopo, alle 3.56 – conclude il tenente -, Morreale invia dei messaggi al cellulare di Roberta, fino alle 4,01”. Era un modo, dice l’accusa, di depistare le indagini e dimostrare che era in pena per fidanzata. Appena uccisa e bruciata.

 

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