“Chiediamo scusa alla zia Tiziana, con la quale siamo cresciuti, e alle sue due figlie. Siamo pronti a sostenerle anche da un punto di vista economico. Siamo sconvolti, addolorati e scombussolati anche noi, non abbiamo più vita e la notte non dormiamo. La mia famiglia e quella di Stefano erano molto unite e non hanno mai avuto problemi”. Carmelo Cangemi, uno dei tre figli di Giuseppe, in carcere con l’accusa di avere assassinato il cognato, Stefano Gaglio, con quattro colpi di pistola, non si dà pace. E, con l’assistenza dell’avvocato Gioacchino Arcuri, parla di un delitto che definisce assurdo.

“Non c’è un motivo vero, non crediamo alla storia dei contrasti economici per l’appartamento di via Cervello (tesi sostenuta dall’accusa, ndr), è stato un gesto di follia», afferma Cangemi figlio, sottolineando come il padre sia affetto da disturbi psichiatrici che anche nel recente passato lo avrebbero portato a tentare il suicidio. Una tesi sostenuta anche dal legale dell’indagato, l’avvocato Salvino Pantuso, alla quale, però, i giudici non hanno dato peso, tanto che il gip Lorenzo Chiaramonte, nel convalidare il fermo, parla di un’azione premeditata, di un delitto compiuto con lucidità e freddezza. Cangemi è stato rinchiuso in carcere.

“Mio padre nel quartiere della Kalsa, dove abitiamo, è conosciuto con il soprannome di “folle” – aggiunge Cangemi -. Dopo il ricovero per Covid, circa tre anni fa, ha cominciato ad avere problemi mentali. Una volta ha provato a buttarsi dal balcone, un’altra a impiccarsi. Solo il nostro intervento e quello di altri parenti ha evitato il peggio. Da lungo tempo siamo molto preoccupati per la sua condizione. È stato in terapia ma negli ultimi tempi aveva smesso di prendere i farmaci. Nel 2017 una sorella di mio padre si era suicidata lanciandosi nel vuoto. Ora non sappiamo dove papà abbia preso la pistola. Ma voglio sottolineare che lui e Stefano (Gaglio, ndr) erano molto uniti, stavano spesso insieme e si volevano bene. Quest’estate ci hanno fatto una videochiamata mentre erano assieme al mare”.

Ma dieci giorni fa Giuseppe Cangemi ha atteso che il cognato si presentasse al lavoro e lo ha freddato con quattro colpi sparati al torace. Poche ore dopo è stato arrestato per omicidio e ha consegnato anche l’arma con matricola limata che ha detto di avere trovato dentro un cestino di rifiuti durante un turno di lavoro come impiegato della Rap. Carmelo Cangemi, nel rinnovare le scuse alla vedova e alle figlie di Stefano Gaglio, spiega che lui e i suoi familiari hanno preferito non prendere parte al funerale per via del grande clima di tensione. «Ma abbiamo chiamato più volte la zia Tiziana e il fratello di Stefano – aggiunge – per esprimergli le condoglianze e la nostra vicinanza per una tragedia che non riusciamo a spiegarci».