Pietro Seggio, ritenuto l’autore dell’omicidio di Francesco Manzella del 17 marzo scorso, resta in carcere. Lo decide la Cassazione. L’uomo è accusato di aver ucciso con un colpo di pistola alla testa il suo fornitore di droga nei pressi del carcere Pagliarelli. Come si legge sul Giornale di Sicilia, i giudici hanno respinto il ricorso del legale Giovanni Castronovo. Ora per Manzella, titolare del ristorante “L’antico borgo” di via Molara, potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio.
Il pusher del rione Falsomiele venne trovato senza vita all’interno della sua auto in via Costa. Gli investigatori sono riusciti a risalire a Seggio controllando i tabulati telefonici della vittima e, prima di essere fermato, Seggio aveva ammesso di aver cercato la vittima nel pomeriggio per ottenere della cocaina e di aver rinnovato la richiesta alle 20. Due ore dopo la droga gli sarebbe stata consegnata vicino al suo ristorante, dove sarebbe poi rimasto fino a mezzanotte e mezza, prima con i pizzaioli e poi in attesa di una ragazza, che però non si sarebbe presentata. Infine sarebbe tornato a casa con la sua Audi.
Le immagini di sorveglianza però, secondo i Pm, riprenderebbero un’altra storia. Seggio, secondo l’accusa, avrebbe incontrato Manzella e l’avrebbe ucciso perché questi avrebbe preteso la restituzione di 700 euro, legati a precedenti acquisti di coca. La difesa dell’indagato ritiene invece che Seggio – che non ha mai confessato il delitto – avrebbe avuto buoni rapporti con la vittima e che, quando la moglie dell’indagato si sarebbe proposta di pagare un piccolo debito, il pusher avrebbe rifiutato il denaro. I due sarebbero stati assieme al ristorante e, anche se la famiglia di Seggio, tormentata dalla sua tossicodipendenza, non avrebbe gradito la frequentazione, tra loro non vi sarebbero stati screzi. L’indagato non avrebbe avuto motivo di uccidere Manzella e men che meno per un presunto debito di appena 700 euro.
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