L’omicidio di Paolo Taormina potrebbe non essere stato il frutto di un evento casuale ma essere stato organizzato preventivamente. La vittima predestinata, forse, era proprio lui e la rissa fuori dal locale potrebbe essere stata solo una scusa per farlo uscire. E’ l’ipotesi sulla quale lavorano gli investigatori che hanno identificato sei dei sette giovani del branco di Maranzano.

La caccia al branco

C’è, dunque, da dare un volto e un nome a quanti si trovavano quella sera con Gaetano Maranzano, il giovane che ha confessato il delitto ma gli inquirenti sono convinti di averne già rintracciato cinque. Tutti, però, avrebbero reso false dichiarazioni al Pubblico Ministero e si coprirebbero a vicenda. All’appello mancherebbe solo uno dei partecipanti a quella lite, il giovane preso a schiaffi e poi fuggito a nascondersi fra le macchine parcheggiate in piazza Spinuzza.

Il movente che non convince

Gli inquirenti stanno lavorano sul movente. Quello fornito dal giovane dello Zen non sembra quello reale. Secondo gli investigatori c’è dell’altro. Il sospetto è che la discussione che avrebbe spinto Paolo Taormina a uscire fuori dal locale della sua famiglia sia stata, dunque, una trappola. Nessuna rissa, quindi, ma solo una finta lite per indurre la vittima ad andare all’esterno del pub.

Gli inquirenti lavorano su questa idea e stanno cercando di mettere insieme gli ultimi tasselli dell’omicidio del 21enne assassinato la notte tra l’11 e il 12 ottobre nel cuore della movida palermitana. Del delitto è accusato Gaetano Maranzano che ha confessato sostenendo di aver agito d’impeto perché il ragazzo, con cui aveva avuto discussioni mesi prima perché aveva importunato la sua donna sui social, lo aveva rimproverato davanti a tutti mentre all’esterno del locale c’era una lite.

Le immagini della sorveglianza

Ma le immagini delle videocamere della zona racconterebbero una storia diversa perché i protagonisti della presunta rissa, compreso il giovane che sarebbe stato preso a schiaffi dagli amici dell’omicida, fino a un attino prima dell’intervento di Taormina, ridevano e chiacchieravano. Inoltre non ci sarebbe stata alcuna discussione tra Maranzano e la vittima.

Se l’ipotesi fosse confermata – nelle prossime ore verrà convocato uno dei giovani coinvolti nel diverbio. Maranzano rischierebbe anche l’aggravante della premeditazione oltre a quella dei futili motivi che già gli è stata contestata.

La birra dopo l’omicidio?

Dopo il delitto l’assassino si sarebbe allontanato guidando uno scooter di un amico insieme ad altri conoscenti: sette persone in tutto, 4 in moto e tre in macchina. Quattro di loro sono ora indagate per false informazioni a pubblico ministero perché, identificate e interrogate dai carabinieri, avrebbero mentito ricostruendo la serata dell’omicidio. Dopo il delitto la comitiva è andata a bere nel quartiere Borgo Vecchio.

Poi Maranzano sarebbe andato a casa della madre, a cui avrebbe confessato l’assassinio, e poi nell’abitazione della compagna dove l’hanno trovato i carabinieri.