Il gup di Palermo Andrea Innocenti ha rinviato a giudizio  Camillo Mira e uno dei suoi figli, Antonio Mira, accusati di aver ucciso Giancarlo Romano e del ferimento di Alessio Salvo Caruso, il 26 febbraio dell’anno scorso in via XXVII Maggio, allo Sperone, al culmine di una spedizione punitiva. Padre e figlio sono difesi dall’avvocato Antonio Turrisi mentre i familiari delle vittime si sono costituiti parte civile con gli avvocati Paolo Grillo e Debora Speciale.

Era stata presentata una richiesta da parte della difesa dei Mira per il rito abbreviato supportata da una perizia balistica, ma il giudice l’ha respinta. Si andrà avanti con il rito ordinario e la prossima udienza davanti alla corte d’assise è fissata per il prossimo 9 aprile.

Padre e figlio, il 26 febbraio dello scorso anno, avrebbero risposto all’aggressione compiuta da Romano nei confronti di Pietro Mira, altro figlio di Camillo. I due indagati si erano diretti alla tabaccheria in corso dei Mille e avrebbero esploso dei colpi di pistola contro Romano ma ferirono per sbaglio un cliente.

Dopo pochi minuti Romano e Caruso scampati alla sparatoria avrebbero cercato i Mira per compiere la vendetta. Nel corso della sparatoria a restare uccise fu Romano che morì poco dopo in ospedale.

Anche Caruso rimase ferito. Mira ha sempre ribadito che si è difeso. La procura contesta ai Mira anche il metodo mafioso e l’aggravante della premeditazione. Su questa vicenda c’è in corso un altro procedimento. I Mira sono a loro volta vittime di Caruso, che ha scelto invece il rito abbreviato: l’imputato è accusato di tentato omicidio nei loro confronti e anche di aver perpetrato un’estorsione ai danni di Pietro Mira altro figlio di Camillo.