Si è conclusa positivamente per il primo cittadino di Monreale, Piero Capizzi, una vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto assieme al suo predecessore, Filippo Di Matteo.

Per Capizzi, difeso dall’avvocato Giuseppe Botta che aveva scelto il rito abbreviato, il Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Palermo, Filippo Lo Presti, ha emesso ieri la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. Di Matteo, difeso dall’avvocato Rosaria Messina, ha invece optato per il rito ordinario ed è ancora in attesa di giudizio. Il processo si terrà a febbraio.

L’inchiesta che li riguarda è scaturita da una denuncia presentata ai Carabinieri di Monreale e gira attorno all’installazione di un impianto di videosorveglianza per il controllo del territorio comunale.

L’impianto, appaltato nel 2007 alla società PROGECO SOC COOP di Villalba (CL) per 145.000 euro, direttore dei lavori l’ing. Santo Massimiliano Marceca, era costituito da 15 telecamere brandeggianti e 2 fisse, posizionate nel centro storico di Monreale, e da 2 puntate sulla fontana del Drago. La regia era stata istituita presso il comando di Polizia Municipale di Monreale, dove erano presenti due monitor. A gennaio 2008 era avvenuto il collaudo e la consegna dei lavori. Ma l’impianto funzionerà solo quel giorno, ad opera degli stessi tecnici della ditta realizzatrice. Successivamente non verrà più acceso, in quanto verranno riscontrati dei difetti legati al collegamento wireless e alla mancata visibilità tra alcuni ponti radio. È a questo punto che scatta l’inchiesta, condotta dai Carabinieri di Monreale, su presunte irregolarità poste in essere circa la gara d’appalto e relative all’installazione dell’impianto, e vengono ipotizzati i reati di peculato e di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato.

“Il progetto iniziale – si legge nella relazione dei Carabinieri – non risultava fattibile a causa di superficialità nel compimento di sopralluoghi e conseguenti progetti”.

L’incarico era stato assegnato prima dell’insediamento dei due sindaci coinvolti nell’inchiesta, Capizzi e Di Matteo. Parliamo del periodo in cui amministratore del comune di Monreale era Salvatore Gullo (sindaco dal 2004 al 2009).
In realtà dalle indagini non emergerà alcuna irregolarità, tanto che viene presentata richiesta di archiviazione.
Successivamente gli inquirenti, anche alla luce di una seconda denuncia proveniente da organi di polizia della cittadina monrealese, suppongono che possa configurarsi un altro reato, l’omissione di atti di ufficio. La pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 2 anni. In pratica ai due amministratori del comune veniva comtestato di non essersi attivati per rendere funzionante l’impianto installato. Da qui l'”OMISSIONE DI ATTI D’UFFICIO”.
L’ipotesi di reato coinvolgerà i sindaci Filippo Di Matteo prima e Piero Capizzi dopo, nei confronti di Gullo in ogni caso si era maturata la prescrizione.

I due imputati hanno sempre dichiarato di non avere avuto disponibilità nelle casse comunali di risorse sufficienti per adeguare l’impianto e svolgere gli interventi di manutenzione straordinaria necessari per rimetterlo in funzione. Inoltre, entrambi i legali sostengono che i due sindaci non avrebbero comunque avuto l’obbligo di attivare l’impianto. L’assoluzione con formula piena per Piero Capizzi pone i presupposti per il raggiungimento di una sentenza positiva anche per Filippo Di Matteo.