Il Tribunale del riesame annulla l’ordinanza nei confronti di Salvatore Fileccia, 57 anni, difeso dagli avvocati Carlo Catuogno e Salvatore Romeo, e di Gioacchino Meli, di 50, assistito dal solo avvocato Catuogno, nell’ambito dell’operazione Brasca del 13 dicembre scorso che aveva portato a sette arresti nei confronti di esponenti legati alla cosca di Santa Maria di Gesù.

L’operazione Breccia

Gli indagati erano finiti in carcere con l’accusa di aver estorto a un imprenditore immobiliare la caparra da oltre 330 mila euro per l’acquisto di una villa ad Altavilla Milicia (PA) e le quote di una società titolare dell’hotel Amarcord di via Mariano Stabile per vendere la struttura per 150 mila euro. E quelle pressioni per convincere il faccendiere, per gli inquirenti, erano avvenute anche col metodo mafioso.

Gli arrestati

Nell’operazione Breccia dei carabinieri sono stati portati in carcere i  palermitani Francesco Di Marco, 37 anni, Santi Pullarà, 42 anni, Marco Neri, 47 anni, Salvatore Fileccia, 57 anni e Gioacchino Meli, 50 anni. Ai domiciliari sono finiti Alfredo Giordano, 60 anni e Carmelo La Ciura, 76 anni, di Monreale. Nell’indagine era coinvolto anche Gaetano Di Marco di 71 anni che è morto.

Breccia al mandante di Santa Maria di Gesù e Villagrazia

Le indagini della operazione Breccia sono state coordinate dalla Dda di Palermo nei confronti di appartenenti al mandamento palermitano di Villagrazia Santa Maria di Gesù e alla famiglia di Monreale. Le indagini sull’operazione Breccia dei Ros sono iniziate dalla denuncia di un imprenditore che ha dichiarato ai carabinieri del Ros di essere caduto in mano agli usurai dal 2011.

Liberati i due indagati

Come si legge sul Giornale di Sicilia, il collegio ha ordinato l’immediata liberazione dei due indagati per i quali la difesa aveva articolato i ricorsi, puntando su una ampia serie di circostanze che avrebbero messo in dubbio la ricostruzione degli inquirenti su quei fatti denunciati a più riprese dall’imprenditore. Secondo la difese, Meli aveva versato 13 mila euro tramite assegni, una traccia che indicherebbe come l’acquisto dell’immobile non fu una mossa forzata, con Fileccia a fare da sponsor, nei confronti dell’imprenditore, ma l’epilogo di una trattativa messa in atto da tempo. Riguardo alla villa, è stato argomentato come l’imprenditore immobiliare, fra l’altro, in quella circo stanza non avesse fatto ricorso a un contratto preliminare come da prassi.

Nessuna estorsione

Riguardo all’aggravante mafiosa, poi, la difesa aveva sottolineato come Fileccia, condannato nel 2004 nell’ambito del processo Ghiaccio, dopo aver scontato la pena nel 2009 era tornato in libertà e da allora non “è stato mai arrestato, né fermato, né coinvolto in procedimenti penali. Meli, incensurato, non è mai stato arrestato o denunciato prima del 13 dicembre scorso”. La difesa ha sottolineato nel suo ricorso come, quest’ultimo, non ha assoluta mente rivolto alcuna minaccia o intimidazione all’imprenditore ma “ha solo richiesto – forse anche con tono della voce alto – che venisse soddisfatto il credito della sorella”. Quindi non si sarebbe trattato di un’estorsione ma di un pagamento di un debito. Le motivazioni con cui il Tribunale del riesame ha annullato le due ordinanze di custodia caute lare in carcere emesse dal gip sa ranno depositate entro 45 giorni.