Stop al progetto di addio agli ospedali di piccole dimensioni gestiti dalle Asp. La fuga di notizie su una bozza di riforma della sanità in Sicilia che altro non era se non l’applicazione delle disposizioni previste dalla nuova sanità disegnata in base ai fondi del Pnrr ponendo i presupposti per la riforma complessiva della sanità italiana, fa esplodere la polemica. Una idea, un embrione che doveva restare all’interno degli uffici in attesa di diventare qualcosa di più concreto e compiuto ma che, una volta uscito dalle segrete stanze, ha sollevato un vespaio

Mancano i soldi

Diffusa l’idea piovono gli attacchi sull’aumento da 18 a 24 delle poltrone da manager. Ma per farlo mancano le risorse. Non basta la chiusura dei sette articoli del ddl. Nelle norme attuative, infatti, ci si limita a scrivere “per gli oneri derivanti da questa legge si provvede con gli stanziamenti del fondo sanitario regionale”. L’aumento dei manager comporterebbe anche l’aumento dei direttore sanitari e amministrative e dunque una spesa insostenibile per una sanità già non semplice da gestire con le risorse esistenti.

Perchè sei nuovi manager

L’idea embrionale prevede che le aziende sanitarie resterebbero nove, una per provincia, ma si occuperebbero solo di assistenza territoriale attraverso i distretti sanitari, i poliambulatori, le case e gli ospedali di comunità in costruzione con i fondi del Pnrr, le centrali operative e le strutture convenzionate. Di fatto compiti ne avrebbero tanti, certamente più di ora. Tutti gli ospedali, invece,  verrebbero sottratti alle Asp. A Palermo, Catania e Messina gli ospedali territoriali andrebbero accorpati ad aziende sanitarie esistenti. nelle altre sei province si dovrebbe dar vita ad un management per queste strutture

Gli ospedali

E’ logico che con l’accorpamento nasceranno nuove aziende ospedaliere riunite. A Palermo il Civico- Di Cristina gestirà anche l’Ingrassia e gli ospedali di Termini Imerese e Petralia Sottana, mentre Villa Sofia-Cervello guiderà gli ospedali di Partinico e Corleone. A Catania il Cannizzaro sarà capofila degli ospedali di Acireale, Biancavilla, Giarre e Bronte, e sotto la guida del Garibaldi passeranno i presidi di Caltagirone, Militello e Paternò. A Messina il Papardo gestirà gli ospedali di Milazzo, Taormina, Patti, Barcellona, Sant’Agata di Militello, Lipari e Mistretta.

Le sei aziende nuove

La nascita delle sei nuove aziende è legata ad un fattore territoriale. Avverrò nelle province dove gli ospedali finora sono stati solo di competenza delle Asp: l’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento diventerà azienda e gestirà anche i presidi di Sciacca, Ribera, Licata e Canicattì) il Sant’Elia di Caltanissetta gestirà Gela, Mussomeli, Niscemi e Mazzarino, l’Umberto I di Enna  Nicosia, Piazza Armerina e Leonforte, il Giovanni Paolo II di Ragusa quelli di Modica, Scicli, Vittoria e Comiso, l’ospedale di Siracusa  Lentini, Avola- Noto e Augusta e il Sant’Antonio Abate di Trapani gestirà Marsala, Castelvetrano, Mazara, Alcamo, Salemi e Pantelleria

La conferma dell’assessore Volo

A confermare l’esistenza solo di una idea e non di una norma è l’assessore Giovanna Volo “Non esiste al momento alcuna proposta di legge che punti alla modifica del sistema sanitario regionale attualmente vigente. Il documento che alcune testate giornalistiche hanno pubblicato è una mera ipotesi di studio che necessita di un lavoro di approfondimento per essere trasformato in qualcosa di strutturato”.

“Per questa ragione il documento in questione non è stato ancora sottoposto al presidente della Regione o alla giunta regionale che dunque ne ignoravano l’ esistenza – precisa l’assessore – Ogni tentativo di farlo passare per un documento ufficiale risulta, quindi, falso e pretestuoso”.

Progetto già preannunciato ai sindacati

“Il contenuto di quello che l’Assessore regionale alla Salute Giovanna Volo ha definito “ipotesi di studio” – dice il segretario regionale CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore- era stato, a grandi linee, preannunciato alle organizzazioni sindacali della dirigenza medico-sanitaria nel corso di un confronto tenutosi il 18 settembre scorso, accompagnato dall’impegno di una preventiva consultazione degli stessi sindacati”. “Oggi – evidenzia Bonsignore – viene fuori questa bozza avanzata, quasi un testo di Legge già preconfezionato senza che ci sia stato alcun ulteriore confronto e tanto meno alcuna informazione preventiva. Senza entrare nel merito del testo – conclude Bonsignore – troppe sarebbero le sottolineature da fare, riteniamo imprescindibile il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali che rappresentano gli operatori del settore, sulle cui spalle alla fine verrebbero a ricadere gli effetti della nuova riforma che, a una prima lettura, rischiano di essere devastanti”.

 

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