Sì per un centro anti-violenza. La proposta è stata accolta dal rettore Fabrizio Micari. L’idea è stata portata avanti da una studentessa di Palermo. Il suo nome è Adele Pumilia, 26 anni, studentessa di Economia e finanza, originaria di Sambuca di Sicilia.
L’Università degli Studi di Palermo, luogo di ricerca, di cultura e di formazione, ha detto sì per un centro anti-violenza .
L’importanza di un centro anti-violenza
È il primo in Sicilia, pochi quelli presenti in Italia: ce n’è uno a Torino, un altro a Perugia, mentre quello all’università di Roma è in via di sviluppo.
La vera rivoluzione culturale è quella avviata dal basso. Passo dopo passo si raggiunge una meta apparentemente lontana. Ed è questo quello che Adele dice a Repubblica: «È importante che questo messaggio parta da noi studenti, spesso è difficile coinvolgerli. Si tratta di un cambio di passo culturale importante, ho pensato: quale centro di cultura e formazione migliore ci può essere, se non l’università, da cui far partire il messaggio?».
Adele, palermitana d’adozione («sono la classica studentessa fuorisede »), è la presidente dell’associazione Intesa universitaria, che ha una sezione costuituita da donne, Intesa donne.
Qualche giorno fa ha sottoscritto, insieme alla senatrice accademica Ilenia Giardina, alla presidente di Intesa donne Martina Urso e al consigliere di amministrazione Ersu Giorgio Gennusa, la richiesta per l’istituzione del centro in ateneo.
«Si tratta di uno spazio di ascolto, di tutela contro ogni forma di violenza o discriminazione, rivolto sia alle donne che agli uomini, dell’intera comunità accademica: studenti, ricercatori, docenti, dipendenti».
Femminicidi e casi di codice rosso a Palermo
La richiesta viene dopo il boom di maltrattamenti in famiglia dell’ultimo anno. Secondo i dati della polizia ci sono stati 786 casi di codice rosso, il che si traduce in media in più di due interventi al giorno. Gli unici due omicidi a Palermo e provincia da inizio anno sono stati due femminicidi, quelli di Roberta Siragusa e Piera Napoli.
«Ero a casa e leggevo dell’ennesimo episodio di violenza nella mia Sicilia: come potevo restare in silenzio?».
«Bisogna prendere una posizione ma fare le cose passo dopo passo. Si deve abbattere questo muro». Adele ha inviato la proposta a tutti gli altri atenei siciliani. Palermo farà da apripista, a poco a poco magari si uniranno gli altri.
Le parole del rettore Micari
«La sensibilità di questi ragazzi mi inorgoglisce. Il cambiamento deve essere culturale, l’università deve formare e dare ascolto. Noi ci siamo. Sul tema della violenza si devono educare soprattutto i giovani uomini».
Adele ne ha già coinvolti un paio, tutti quelli della sua associazione, e altri se ne aggiungeranno.
« Saremo lì ad ascoltare ».
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