C’era una volta il centro storico di Palermo pieno di acquirenti e turisti. Poi è arrivata la grande crisi economica determinata dal Covid19 che si è aggiunta a pedonalizzazioni e zone a traffico limitato. I negozi hanno iniziato a svuotarsi. Anche Palermo sarà zona rossa, da domani. Oggi abbiamo incontrato alcuni negozianti. Pochissimi quelli che hanno voglia di commentare.

I negozi sul lastrico

La signora Maddalena Parisi è la proprietaria di un negozio di souvenir e oggettistica in via Maqueda. “Non so cosa dire – dichiara – per noi la zona rossa è molto penalizzante. Ma se si deve chiudere che lo facciano. Il problema vero è relativo alle tasse, che si pagano. Non ci sono tasse da non pagare. Servono aiuti”.

Pochissimi aiuti

Non nasconde la propria tristezza Tony Billy, dipendente di un negozio di via Roma, per il quale la crisi è arrivata molto tempo fa. “Non si lavora più come prima – racconta -, figuratevi che oggi apriamo alle 10 del mattino. Anche la ztl ci aveva dato il colpo di grazia, la gente non viene più perché ha difficoltà ad arrivare in negozio”.

Non ci sono più turisti

I negozi di Palermo stanno patendo anche l’impatto della pandemia da covid19 sul turismo che è stato dirompente. Le restrizioni imposte per contrastare il virus hanno infatti comportato una significativa riduzione degli spostamenti, dei viaggi e quindi del turismo con il risultato che i turisti non arrivano più nelle attività commerciali per comprare. Lo conferma ancora Tony Billy: “I turisti portavano soldini, ora non ci sono più. La situazione è drammatica”.

I negozi abbassano le saracinesche

Tanti i negozi che in questo anno e più di pandemia sono stati costretti a chiudere. Giuseppe Coletta vende abbigliamento e spiega: “Noi siamo una piccola attività a conduzione familiare. Riusciamo a tirare aventi facendo svendite e saldi. Ma già con la ztl non veniva nessuno, figuriamoci adesso. Il pomeriggio poi, sembriamo in lockdown. Alle 18 chiudiamo”.

Le speranze per il futuro

Tutti, indistintamente, sperano che la situazione possa cambiare. Ma chiedono di essere sostenuti concretamente. “Gli aiuti – conclude la signora Parisi – si danno prima di chiudere e non dopo”.

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