Si accende una fiammella di speranza sul recupero del parco Cassarà, a Palermo. L’area verde, seconda per estensione in città soltanto al parco della Favorita, risulta chiusa dal lontano 2014, a seguito del ritrovamento di materiali inquinanti nel sottosuolo. Fra questi, vi era anche dell’amianto. Presenza di agenti chimici che ha comportato, come logica conseguenza, l’impossibilità di fruizione per la cittadinanza.
Da allora si sono susseguite tante promesse e tante forme di protesta. Manifestazioni che si sono scontrate con l’amara realtà di un piano di caratterizzazione ancora da eseguire, al netto della mancanza di risorse economiche. Ma l’aiuto potrebbe arrivare dal Governo nazionale, sotto forma di ricorso al Geobonus. Una misura indirizzata proprio al recupero delle aree verdi presenti sul territorio nazionale. Proposta sulla quale ha puntato anche il Consiglio Comunale di Palermo, votando un ordine del giorno che vincola l’Amministrazione al ricorso a tale istituto.
La speranza si chiama geobonus
Un atto, quello sul Geobonus, di cui si è parlato anche nei mesi scorsi, ma sul quale pendeva la mancanza dei decreti attuativi necessari a renderlo operativo. Una norma che è arrivata proprio in questi giorni e che, a breve, avrà pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A dichiararlo in una nota congiunta sono i parlamentari Luca Briziarelli, ideatore della misura, Giulia Bongiorno, Stanislao Di Piazza, Davide Faraone, Gabriella Giammanco, Caterina Licatini, Francesco Mollame, Francesco Scoma e Carolina Varchi. Una presa di posizione importante e trasversale a livello politico, che segue idealmente quella intrapresa dal Consiglio Comunale di Palermo nella giornata di giovedì 10 febbraio. Seduta nella quale Sala delle Lapidi ha approvato una mozione, a firma di Alessandro Anello, con la quale si chiede all’Amministrazione Comunale di utilizzare lo strumento del Geobonus per eseguire le operazioni di bonifica del parco Cassarà.
“Siamo convinti – spiegano i parlamentari – che con i fondi del Geobonus, strumento previsto dalla legge di bilancio del 2018 e presto operativo grazie al decreto attuativo che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale a breve, il parco, intitolato al commissario di Polizia ucciso dalla mafia 37 anni fa, possa finalmente riaprire i cancelli all’intera comunità. Sarebbe un segnale istituzionale importantissimo dettato da un’esigenza sul piano ambientale, sanitario e sociale. E, allo stesso tempo, avrebbe un alto valore simbolico legato dal nome che porta e che va nell’ottica di un impegno forte e concreto per la lotta alla mafia. Auspichiamo – concludono – che questo progetto possa davvero concretizzarsi. E che sia un modello virtuoso da seguire sul piano nazionale”.
La vicenda del parco Cassarà
Il giardino comunale è chiuso dal 16 aprile 2014, quando la Procura di Palermo mise i sigilli all’area a causa della presenza di agenti inquinanti. Ben 28 ettari di terreno, costati 11 milioni di euro e inaugurati nel 2011 dall’ex sindaco Diego Cammarata. Da qui la suddivisione in 3 in tre zone, in base alla gravità dell’inquinamento: una verde, estesa circa 15 ettari e accessibile da corso Pisani; una rossa completamente inibita al pubblico, che si trova dal lato di via Ernesto Basile; e una gialla, intermedia fra le due. Nella zona verde si è proceduto in diverse fasi alla rimozione manuale e meccanica dei materiali inquinanti. Ma ciò non è bastato ad una riapertura parziale del parco Cassarà. Secondo i tecnici, è necessario un piano di caratterizzazione organico, mirato a purificare del tutto il sottosuolo. Atto per il quale, almeno ad oggi, non sono state reperite le risorse necessarie.
Tante le forme di protesta al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul recupero dell’area verde fra corso Pisani e via Ernesto Basile. A cominciare da quella tenutasi a metà gennaio e denominata “Un minuto di silenzio per la riapertura del parco Cassarà”. Presenti il presidente della III Commissione Paolo Caracausi, il presidente della IV Circoscrizione Silvio Moncada, nonchè i componenti di alcune associazioni ambientaliste (WWF e Legambiente su tutte) e i rappresentanti della Lega Luca Briziarelli ed Elisabetta Luparello.
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