Si allungano di molto i tempi di riapertura, anche se parziale, del parco Ninni Cassarà, a Palermo. Questo è quanto emerge dall’ultimo confronto, promosso dalla IV Circoscrizione, al quale hanno partecipato i vertici della III Commissione consiliare, nonchè i tecnici dell’Arpa, del Comune e della Città Metropolitana.
Assente invece l’Asp, dalla quale si attendono atti ritenuti “imprescindibili al fine di valutare la fruizione del parco alla cittadinanza”. Fra questi, il documento di “restituibilità amianto”, al fine di permettere l’accesso agli operatori nelle aree in cui sono state completate le bonifiche.
Parco Cassarà: servono bonifiche e piano di caratterizzazione (VIDEO)
A tal proposito, non arrivano buone notizie dsulla cosiddetta area rossa, quella nella quale è stata rinvenuta la maggiore presenza di rifiuti speciali. Da quanto emerge dall’incontro di venerdì 17 settembre, le bonifiche non sono state ancora completate. A ciò si aggiunge la necessità di mettere in campo un piano di caratterizzazione per l’intero parco. Un atto che definirà l’insieme delle attività che permettono di ricostruire i fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali. Ciò in modo da ottenere informazioni di base su cui prendere decisioni per la messa in sicurezza e/o bonifica del sito.
In assenza di questi elementi, la chiusura imposta nel 2014 continuerà a persistere. Da allora infatti, il grande polmone verde sito fra via Ernesto Basile e corso Pisani, non ha più rivisto la luce. Un tempo quasi triplo rispetto a quello per il quale il parco è stato effettivamente aperto.
Secondo quanto disposto dal Tribunale, il parco Cassarà è diviso su tre fasce di rischio. La zona rossa, sita dal lato di via Basile, presenta ancora siti sui quali devono essere condotti lavori di bonifica. Non c’è pericolo invece per l’area verde, sulla quale sono state eseguite delle nuove analisi del terreno. Ad oggi, ad occuparsi della manutenzione ordinaria, sono le maestranze del Coime, in attesa che l’area possa tornare a popolarsi di podisti e famiglie.
Caracausi (Italia Viva): “Si allungano i tempi”
Dodici carotaggi eseguiti per una cifra che si aggira intorno ai 95.000 euro. Ciò per valutare la possibilità di poter riaprire, anche se parzialmente, il parco Cassarà. Purtroppo gli esiti non si sono rivelati confortanti. Elemento sottolineato, durante la nostra live, dal consigliere di Italia Viva Paolo Caracausi. “Gli aggiornamenti non sono positivi. C’è stato questo famoso tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati. L’Arpa ha dato indicazioni precise, purtroppo restrittive. Una fra tutte quella della necessità di una caratterizzazione dell’intero parco. Questo sta a significare che purtroppo non possiamo restituire ai cittadini almeno l’area verde. Zona che, grazie alle maestranze del Coime, è comunque ben tenuta”.
“Il parco è chiuso da quasi otto anni – sottolinea l’esponente renziano -, quando l’allora procuratore Petralia ne ha disposto il sequestro a causa della presenza di rifiuti tossici. I controlli hanno dimostrato che i rifiuti ci sono. Alcuni lavori sono stati fatti, ma per riaprire l’area i tempi sono lunghi. Una cosa negativa è la mancata presenza all’incontro da parte dell’Asp, dalla quale si attende la certificazione di “resistituibilità amianto”. L’ingegniere Giaconia, che ha sostituito l’avvocato Fiorino, ha dichiarato che faranno richiesta per questo documento”.
Il quadro ambientale
Il presidente della III Commissione fa poi il punto sul quadro ambientale, decisamente deficitario. “Sembrerebbe che i rifiuti tossici presenti nell’area rossa non siano stati ancora rimossi. I carotaggi hanno dato altre valutazioni. Sembra che nel sottosuolo ci sia un pò di cianuro nelle falde acquifere. Speravamo che l’incontro di venerdì potesse dare delle novità positive ma non è stato così. Abbiamo chiesto all’assessore Catania il massimo impegno. I funzionari del Comune suggerivano di ricorrere anche ai fondi europei”.
Caracausi rilancia poi l’idea di un coinvolgimento di organismi sovracomunali, fra i quali la Regione e il Ministero. “Siamo amareggiati. Credo che serva un’interlocuzione con l’assessorato regionale che con il ministero nazionale. Il bilancio del Comune di Palermo è già in sofferenza. E già abbiamo un problema, ovvero trovare chi faccia questo piano di caratterizzazione. Non c’è fra i tecnici del Comune un esperto sull’argomento, bisogna andare all’esterno. Bisognerà trovare risorse per dare incarichi all’esterno. Credo che serva un provvedimento sovracomunale per risolvere la situazione. La vedo per riaprire il parco, almeno nei prossimi mesi”.
La chiusura e il processo
Sulla questione si aprì un lungo processo, nato da un esposto che aveva segnalato la presenza di amianto all’interno del parco Cassarà. Venne scoperta una lastra, secondo la denuncia, di eternit che sarebbe stata rotta durante lavori di pulizia della zona e gettata in uno spazio adibito a vera e propria discarica di rifiuti speciali. La difesa ha dimostrato che la lastra incriminata non era di amianto, ma di cemento.
La formazione della discarica, secondo quanto dimostrato dalla difesa, era di responsabilità di una ditta che aveva restaurato Villa Forni, edificio settecentesco che si trova all’interno di Parco Cassarà, e aveva accatastato i rifiuti senza autorizzazione. Il parco venne posto sotto sequestro. Tutte le accuse sono prescritte, ma il giudice invece di dichiarare l’estinzione dei reati, ha assolto nel merito gli imputati.
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