• Completati i rilievi all’interno del parco urbano Cassarà nell’area verde che copre il 60% del parco
  • Il parco è stato chiuso nel 2014 in seguito al rinvenimento di agenti inquinanti
  • I carotaggi sono costati 95 mila euro
  • Entro due settimane i risultati della analisi da cui dipenderà la riapertura del parco

Completati i rilievi

Sono stati completati i rilievi ambientali nella “sub area verde” all’interno del Parco Urbano “Ninni Cassarà”, che copre circa il 60% del parco chiuso nel 2014 in seguito del rinvenimento di agenti inquinanti nel terreno.

I carotaggi previsti dal contratto sottoscritto a novembre con una società privata per l’importo di circa 95 mila euro erano dodici, con prelievo sia di campioni di terreno sia di acque di falda. I risultati delle analisi, al cui esito è subordinata la riapertura alla pubblica fruizione, sono attesi entro due settimane. Questa si estende per circa 15 ettari ed è accessibile dal corso Pietro Pisani.

“Speriamo davvero che finalmente si possa compiere questo importante passo per restituire ai cittadini un’area verde – affermano il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Sergio Marino – che rappresenta un’importante area dove poter svolgere attività all’aria aperta, di socialità, gioco e svago”.

Il processo

Il giudice monocratico di Palermo, Daniela Dioguardi, ha assolto dall’accusa di trasporto e gestione non autorizzata di rifiuti speciali il dirigente del Coime Francesco Teriaca, difeso dall’avvocato Luciano Termini, il responsabile della manutenzione del Coime, Antonio Aruta, difeso dall’avvocato Fabio Lanfranca, il direttore dei lavori Mario Scotto, difeso da Giuseppe Brancato, il direttore tecnico del Parco Cassarà Eugenio Mancuso e un operaio, Francesco Giordano.

Il processo nasce da un esposto che aveva segnalato la presenza di amianto all’interno del Parco Cassarà, area verde di Palermo. Venne scoperta una lastra, secondo la denuncia, di eternit che sarebbe stata rotta durante lavori di pulizia della zona e gettata in uno spazio adibito a vera e propria discarica di rifiuti speciali. Sotto processo finirono i dirigenti del Coime, ente che si occupa di manutenzione per conto del Comune, l’impresa che stava realizzando lavori nell’area, un operaio e i vertici del Parco.

La difesa ha dimostrato che la lastra incriminata non era di amianto, ma di cemento, e che la discarica era responsabilità di una ditta che aveva restaurato Villa Forni, edificio settecentesco che si trova all’interno di Parco Cassarà, e aveva accatastato i rifiuti senza autorizzazione. Il parco venne posto sotto sequestro. Tutte le accuse sono prescritte, ma il giudice invece di dichiarare l’estinzione dei reati ha assolto nel merito gli imputati.

 

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