Dieci lunghi anni senza ricevere un goccio di acqua, adesso come un miraggio cui avvicinano i lavori per il rifacimento delle condotte. E’ lo scenario che si staglia in un vasto territorio del comprensorio partinicese dove non arriva più un goccio di acqua ai terreni agricoli. Motivo? Le condotte sono troppo vetuste e praticamente si perdeva quasi per intero l’acqua erogata dalla diga Jato. E’ stato quindi deciso tempo fa di interrompere del tutto il servizio di distribuzione. Ora però si avvicinano importanti investimenti.
I fondi del Cipe
In questi giorni, infatti, il Consorzio di bonifica Palermo 2, ente che gestisce l’erogazione idrica della diga per uso irriguo e che quindi gestisce anche gli impianti, sta completando i lavori di esproprio dei terreni in cui ricadono le nuove condotte che si andranno a posare. I fondi, parti a circa 17 milioni di euro, sono provenienti da una riprogrammazione del Cipe e consistono nell’ammodernamento in toto delle reti di quest’area, che si sviluppa su circa 2 mila ettari e tocca i territori di Partinico, Borgetto, Trappeto e Balestrate.
I tempi
Secondo quanto evidenziato dal Consorzio di bonifica che sta curando l’iter, entro l’autunno prossimo si potrebbe arrivare all’indizione della gara d’appalto che sarà espletata tramite l’Urega, la stazione appaltante della Regione Siciliana.
Le polemiche
Intanto da tempo in questo territorio manca un servizio essenziale, un vero paradosso se si considera che parliamo di aree la cui economia prevalente è proprio quella agricola. “Ad oggi – afferma Rosario Vitale alla guida da Assolivo coltivatori – registriamo un’assenza di politica programmatica sull’agricoltura. Stanno portando un settore al collasso per poi vedere nelle tavole dei siciliani prodotti esteri e solo perché la Sicilia non riesce a produrre. Eppure basta poco, l’agricoltura in Sicilia non ha grande esigenze. Basta l’acqua che puntualmente si scarica dai bacini per assenza di consumo. C’è poi un’assenza di rendita agraria di guadagni per il sostentamento della famiglia, una società che continua a sfornare disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza. L’agricoltura in Sicilia potrebbe essere assieme al turismo la prima risorsa di reddito ma non riesce a riprendersi proprio per una assenza di cultura politica nel settore”.
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