Non ci sarà alcun ticket da pagare per poter vedere la Reale Cantina Borbonica di Partinico, uno dei beni culturali tra i più belli del suo genere. La commissione straordinaria prefettizia del Comune con proprio provvedimento ha preso questa decisione nell’ottica di rilanciare il sito e di farlo conoscere. Un modo per provare ad attirare turisti e visitatori in genere alla riscoperta di un bene culturale unico nel suo genere.

Il provvedimento

“E’ stato autorizzato l’accesso gratuito temporaneo – specificano i commissari prefettizi – di quanti desiderano visitare la Real Cantina Borbonica. In particolare, per il periodo dall’1 aprile 2022 all’8 gennaio 2023 il bene monumentale sarà aperto al pubblico e fruibile a titolo gratuito, dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 18,30. Saranno assicurate dalla Pro Loco Cesarò di Partinico visite guidate a coloro che ne faranno richiesta”.

La collaborazione

L’iniziativa sarà possibile realizzarla grazie alla Pro Loco “Cesarò”, con cui è stato stipulato un accordo qualche settimana fa nel quale si è stabilita una reciproca collaborazione: da una parte la Pro Loco fruisce all’interno del bene monumentale di un locale, dall’altra però la stessa associazione di promozione turistica garantisce supporto alle iniziative del Comune. Dopo quasi due anni tornano quindi a riaprirsi con una certa stabilità i cancelli del sito che era stato deciso di chiudere per la carenza di personale comunale a disposizione. Infatti in questo periodo per poter avere accesso al bene culturale si doveva prenotare.

Un simbolo unico

La Cantina per Partinico rappresenta anche per certi versi il riscatto della città dal marchio mafioso. Infatti negli anni ’80, con la struttura abbandonata, la famiglia mafiosa dei Vitale utilizzava questo immobile per il ricovero del bestiame che allevava. Poi dalla fine degli anni ’90 si parlò di restauro e si inaugurò nel 2008 dopo un investimento da circa 5 milioni di euro. Si tratta di un sito di notevole pregio storico, eretto per volere di Ferdinando I, re delle due Sicilie, che ne fece centro di raccolta e vendita di vini, olii e liquori dell’azienda reale, prima di cadere nell’oblìo e diventare addirittura luogo di summit di mafia.