Il consiglio comunale di Partinico appena insediato vuole vederci chiaro sul caso dei tre operai della raccolta rifiuti non assunti dalla ditta che ha vinto l’appalto in città nel 2022. I tre impiegati erano presenti nella vecchia pianta organica della ditta uscente e non sono stati assorbiti dalla Dusty, che ha vinto l’appalto per i prossimi 7 anni ed è entrata in servizio a Partinico dall’1 febbraio 2022. Cinque esponenti dell’assise, Toti Comito, Nuccio Latona, Ennio Morello, Vanessa Costantino e Toti Longo chiedono la convocazione di un consiglio comunale.

I motivi della mancata assunzione

Il problema sarebbe legato ad una parziale disabilità di questi tre operai addetti alla raccolta rifiuti. A detta della ditta tale limite non permetterebbe di poter svolgere la necessaria mansione come da inquadramento all’interno della pianta organica. Per i sindacati sarebbe un “abuso”. Per questo hanno preannunciato un ricorso al tribunale del lavoro. “Vicenda ancor più grave – sostengono i consiglieri – qualora tali dipendenti esclusi fossero tra quelli che, da ex dipendenti del Comune, decisero nel 2008 il passaggio all’Ato rifiuti. per loro vi era l’impegno da parte delle istituzioni tutte che, qualora fosse subentrato un qualsiasi problema, sarebbero rientrati all’interno della pianta organica comunale”.

Mediazione non riuscita

Nei mesi scorsi si era tentata la strada del dialogo ma è stata rottura tra i sindacati e la nuova ditta che raccoglie i rifiuti a Partinico, la Dusty srl di Catania. Si erano tenuti diversi incontri tra le parti in cui si è discusso del mancato passaggio di questi tre operai. Già il 26 gennaio del 2022 la Dusty aveva preannunciato che avrebbe assunto 121 dei 124 lavoratori provenienti dalla ditta uscente. Era stato accennato che il passaggio degli ulteriori tre operai addetti alla raccolta non si sarebbe potuto completare. Questo perché, secondo i vertici Dusty, non avevano il via libera dell’idoneità dal medico.

La tesi dei sindacati

Secondo i sindacati invece non sarebbe veritiera questa motivazione. In realtà, secondo la sigla del Cildi che ha seguito la vertenza, nella certificazione si parla di idoneità con limitazioni. Per cui, tecnicamente, potrebbero svolgere la mansione. Ecco perché si parla di “abuso”. Ad essere state elencate una serie di presunte inadempienze rispetto alla legge regionale del 2010 che impone il passaggio dei lavoratori.

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