Il Tar di Palermo ha respinto il ricorso della distilleria Bertolino di Partinico. Resta valida la diffida fatta lo scorso anno dal Comune all’industria ad adeguarsi in tempi brevi ad alcuni stringenti parametri di scarico. In particolare si parla di scarichi industriali con rifermento al fosforo e all’azoto, indicati nell’Aua. Parliamo dell’autorizzazione unica ambientale, imposta ad attività industriali come quelle della Bertolino. L’azienda si era opposta facendo ricorso, ritenendo la diffida un eccesso di potere e illegittima.

Il pronunciamento

La distilleria, difesa dall’avvocato Giovanni Lentini, si era appigliata ad una serie di motivazioni tecniche e normative. In pratica la tesi avanzata era quella che si volessero imporre parametri non fissati per legge, addirittura “illogici” ed eccessivamente costosi per l’azienda.

Le motivazioni del tribunale

Al contrario il Tar ha stabilito che il percorso adottato dal Comune nei confronti della Bertolino è legittimo e motivato. Per questo respinge il ricorso della Bertolino e la condanna al pagamento delle spese di giudizio. Secondo il collegio in materia le valutazioni delle autorità preposte sono ampiamente discrezionali. “Quindi possono essere sindacate in sede di giurisdizione di legittimità – si legge nella sentenza – nei soli casi di risultati abnormi o evidentemente illogici e contraddittori o evidentemente insostenibili. Nella fattispecie concreta in esame, le prescrizioni contestate, sono, ad avviso del collegio, adeguatamente motivate”.

La vicenda partita dai commissari prefettizi

Questo braccio di ferro partì da una diffida che avanzarono gli allora commissari prefettizi straordinari del Comune. In un documento indirizzato all’ex Provincia regionale di Palermo, sollecitarono verifiche immediate rispetto ad alcuni valori fuori norma che sarebbero stati scaricati dall’azienda nel bacino idrico tutelato. La titolare dell’azienda, Antonina Bertolino, aveva invece parlato di “errori interpretativi” che regolano la materia degli scarichi. Da parte della stessa titolare dell’industria non mancarono poi le critiche agli uffici comunali. “Vogliono chiudermi? – disse all’epoca -. Diciamo che la signora Bertolino ha di che vivere, ma si lascerebbero per strada 90 padri di famiglia che lavorano all’interno dell’industria per non parlare della vitivinicoltura che verrebbe messa letteralmente in ginocchio”.

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