Cerimonia di consegna oggi di una villa confiscata alla mafia a Partinico alla guardia di finanza. Hanno preso parte il comandante provinciale di Palermo Domenico Napolitano, il sindaco di Partinico Pietro Rao. Con loro l’avvocato Gaspare Celesia dell’agenzia nazionale dei beni sequestrati e l’ingegnere Pietro Ciolino dell’agenzia del demanio. L’immobile venne confiscato nel 2014 a Giuseppe Amato, imprenditore edile ritenuto vicino alla famiglia mafiosa dei Vitale di Partinico.

Struttura per i neo finanzieri

All’epoca delle indagini l’imprenditore considerato contiguo secondo quanto accertato dai finanzieri del Gico di Palermo. Con la nuova destinazione, la villa sarà trasformata in alloggi di servizio. Struttura dedicata ai neo finanzieri assegnati alla compagnia di Partinico, che andranno a rafforzare la presenza delle fiamme gialle sul territorio.

Un indirizzo dato in precedenza dai commissari prefettizi

Nei mesi scorsi l’amministrazione comunale, sul solco di un precedente indirizzo già dato dai predecessori commissari prefettizi, hanno restituito l’immobile allo Stato. In questo modo si è avviato l’iter per la ristrutturazione e l’adeguamento della villa. Era stata la stessa guardia di finanza a chiedere al Comune di Partinico questa concessione. L’attuale caserma ha pochissimi alloggi che quindi non sono bastevoli per i militari in servizio. Nel dare l’ok, la giunta ha evidenziato “il principio costituzionale di leale collaborazione tra articolazioni della Repubblica nel perseguimento del ritenuto prevalente interesse pubblico all’ordine pubblico e alla sicurezza rispetto ad altri interessi pubblici la cui cura è rimessa direttamente all’Ente”.

L’immobile

La villa si sviluppa su due piani su 110 metri quadri ciascuno e attorno c’è un terreno di altri 500 metri quadrati. Appartenne a Giuseppe Amato, imprenditore edile che si pentì dei suoi trascorsi. Fu un esattore della famiglia mafiosa di Partinico, poi l’arresto, la condanna scontata e la “conversione”. Ovviamente quel passato non poteva essere cancellato dallo Stato, convinto nel corso delle indagini che quei beni di Amato fossero frutto della sua attività mafiosa.

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