Il Palermo resta in serie B, evviva il Palermo. Passato la spauracchio serie C i palermitani tirano un sospiro di sollievo. I rosanero, anche il prossimo anno, disputeranno la serie cadetta. In fondo ci sono abituati. Siamo in B da tre anni (con il prossimo), ci siamo stati già nel 2013-2014 ed eravamo abituati a starci stabilmente negli anni ’90.

Ma a mente fredda questo non ci impedisce di fare qualche considerazione:

La sentenza sportiva di primo grado, pur nella sua crudezza, aveva una logica talmente stringente da far pensare non ci fossero speranze per il Palermo: sarebbe stata serie C anche dopo l’appello. Ma uscendo dalla logica della sentenza e guardando ai fatti precedenti si nota subito un anacronismo. I fatti contestati da un punto di vista amministrativo, infatti, erano già noti e al centro di indagini penali ed i conti del Palermo erano già stati vagliati. perchè mai nessuno si è accorto di nulla e solo adesso scoppia il caso?

La risposta sembra più politica che giudiziaria sempre in termini calcistici. Insomma fino a che c’è Zamparini di mezzo bastonate il Palermo calcio sembra essere il diktat che non si dice e che nessuno conferma.

Fra sentenze, decisioni della Lega, ricorsi al Tar, conseguenze sul campionato e sulle altre squadre in qualche settimana gli organi sportivi hanno combinato un bel papocchio.

Ed ecco la salomonica soluzione. 20 punti di penalizzazione. Quanto basta a non mandare il Palermo in C ma neanche farlo competere per la A e dare l’opportunità al nuovo Palermo (senza Zamparini) di ripartire da qui.

Ma in realtà lo scippo è avvenuto. Il Palermo è stato defraudato della possibilità di giocarsi la serie A così come aveva deciso il campo. Lo scorso anno la giustizia sportiva non era intervenuta su chiari comportamenti antisportivi altrui che avevano penalizzato i rosa condannandoli a restare in B, quest’anno, invece, è intervenuta ad impedire  perfino che giocasse i play-off.

Ma lo spauracchio della C agitato per settimane alla fine fa dire al palermitano: “poteva andare peggio” e tirare un sospiro di sollievo. Ecco come far digerire l’ennesima ingiustizia sportiva

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