La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 10 anni per l’architetto Salvatore Scardina che venne condannato dalla Corte di Appello di Palermo nel febbraio 2019 riducendo – con l’eliminazione dell’aggravante del reimpiego dei proventi delle attività criminali , da 12 a 10 anni la pena a lui inflitta il 27 settembre 2017 dal Gup. Lo riporta il Giornale di Sicilia.

Scardina era imputato nel processo Panta Rei, che disarticolò nel 2016 la mafia di Bagheria. Scardina, di Santa Flavia, ottenne 9 anni di reclusione nel dibattimento che vide coinvolto l’ex presidente della Provincia Francesco Musotto che venne poi assolto. Tutti gli altri imputati, compreso Scardina, vennero condannati. Nonostante nel processo Panta Rai l’architetto sia stato assolto dalle singole estorsioni, secondo i giudici della Suprema Corte “emerge, con assoluta chiarezza, la permanenza del ruolo dello Scardina come collettore delle estorsioni e soggetto in grado di mediare per i pagamenti, proprio in forza del suo ruolo di primo piano svolto all’interno della famiglia di Santa Flavia”.

Scardina avrebbe anche avuto un “ruolo dinamico e funzionale” nell’organizzazione, della quale aveva già fatto parte nel passato e in cui “continua a esercitare un ruolo di primo piano, tanto da essere considerato soggetto di assoluto spicco, in grado di dare il suo assenso per estorsioni ingenti, come quella all’hotel Zagarella”. Ben 10 collaboratori di giustizia lo accusarono nel corso del primo processo e cinque lo indicano adesso come personaggio ancora pienamente inserito nell’associazione criminale. Tutti d’accordo nel sostenere che continua “a incidere significativamente su vicende di rilievo di Cosa Nostra” nella zona di Bagheria e Santa Flavia.

L’indagato era stato scarcerato dal Tribunale del Riesame ed è poi tornato in cella dopo la decisione della Cassazione.
Scardina, già condannato per mafia, ha scelto l’abbreviato. Prima dell’arresto, il professionista, dopo aver scontato la
sua condanna a 8 anni di carcere, era tornato a fare l’architetto. Salvatore Scardina, si era trasferito a Roma. Ma ogni quindici giorni – secondo l’accusa – tornava a casa, a Santa Flavia, dove chiedeva il pizzo a commercianti e imprenditori.