Piange e nega di avere intascato soldi. Solo sesso ed erotismo. Non c’erano turpi affari dietro questo rapporti con la mia fidanzata. Era solo la voglia di appagare il desiderio sessuale. Ecco la versione di Dario Nicolicchia, l’ex fidanzato della baby squillo di sedici anni, nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Lorenzo Matassa.

Cinque lunghe ore a fare mezze ammissioni e cercare di negare le prove raccolte dalla squadra mobile. “Soldi non ne ho presi, né da lei né da altri. Era solo divertimento, sesso, erotismo. Ci piaceva fare certe cose proibite, insomma. Chi partecipava? Tanta gente: medici, avvocati…».

Forse più dei quaranta di cui si è già parlato. E dei dieci che sono finiti sotto inchiesta con l’ ipotesi di induzione alla prostituzione minorile.
Arrestato venerdì, con l’ accusa di avere sfruttato la prostituzione della sua fidanzatina, che all’epoca dei fatti aveva tra 15 e 17 anni, «Dario sulla luna», come si faceva chiamare su Facebook, ammette ciò che non può negare.  È assistito d’ ufficio dall’avvocato Gaetano Beninati, sostituito all’interrogatorio dalla collega Laura Catania. C’ è il pm Claudio Camilleri.

L’ indagato potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Invece parla. La stessa cosa, del resto, avevano fatto i primi due «clienti», un avvocato vicino ai settanta e un poliziotto dell’ ufficio scorte (subito trasferito, non appena era venuto fuori il suo coinvolgimento nell’ indagine, in gennaio) di 43 anni. Parlano tutti. Per negare ciò che agli inquirenti appare evidente.
I clienti, gli «utilizzatori finali», si difendono dicendo di non sapere che la ragazzina era minorenne. Nicolicchia ammette la relazione con lei e i giochi perversi con gli altri. Ma tiene subito a precisare che nessuna ragazzina di 14 anni avrebbe partecipato ai «giochi»: appare in parte sprovveduto, cioè, ma capisce che la violenza sessuale su una «minore degli anni 14», come recita il codice, sarebbe punita molto più duramente.
Ma è proprio questo il nuovo versante dell’ inchiesta, perché la ex fidanzatina dell’ indagato ha raccontato per filo e per segno questa storia, ha detto il nome dell’ amichetta usata per «sedare la fame di sesso» di Dario e costretta a partecipare a un rapporto di gruppo.

E la sezione reati sessuali della Squadra mobile, diretta da Rosaria Maida, sta indagando su questo fatto, che getterebbe una luce ancora più sinistra a questa già pessima storia.
Non c’ era nemmeno una cliente donna, bisessuale, sostiene Nicolicchia davanti al giudice Matassa. Anche su questo i dubbi sono tanti, perché la fonte è ancora una volta la superteste, non animata da rancore e odio verso l’indagato: anzi, rispondendo agli inquirenti e agli esperti che l’ avevano ascoltata, lei non aveva fatto che ripetere di amare Dario e di averlo desiderato a lungo, anche quando lui le aveva trovato un fidanzato pro forma e per il sesso del tempo libero.

E allora, di fronte a tanto amore, perché inventarsi le accuse – mosse all’ex, molto più grande di lei – di aver preso soldi e di aver dovuto darli tutti o quasi, a parte le briciole, qualche banconota da 20, proprio a Nicolicchia? «Non lo so, perché lo dice – risponde lui al giudice-. Io soldi non ne ho presi. Lo facevamo per soddisfare certe nostre voglie. Partecipavano in tanti, è vero. Medici, professionisti, avvocati…»

Sesso di gruppo. Però gratis. Ma li conosceva? Come avvenivano gli abboccamenti, come si organizzavano gli appuntamenti? Qui Nicolicchia vacilla: sa di non essere convincente, se dice di non aver conosciuto nessuno, prima. «Molti ci cercavano e ci trovavano attraverso il web e i profili sui social.Altri sì, li conoscevo».

Parlano i cellulari, i tabulati del telefonino segreto dell’ ex fattorino (lavorava in un negozio di autoricambi) contengono i contatti. E poiché molte persone le cercava lui, il mercimonio è plausibile.

La ragazzina, con i soldi che guadagnava facendo sesso con quaranta uomini, sperava di coronare il proprio sogno infantile, quello di andarsene nel Paese che amava, il Giappone. Nicolicchia invece con le sue percentuali del 90-95 per cento degli incassi avrebbe comprato una moto da settemila euro: «Non è vero. La moto l’ ho presa a rate, ho fatto un finanziamento. Posso dimostrarlo».

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