Oltre quattrocentomila lavoratori coinvolti, un’occupazione media di trentacinquemila addetti l’anno tra il 2020 e il 2030, quindici miliardi e mezzo di investimenti da realizzare a regime.

Numeri straordinari che possono essere raggiunti in un decennio grazie al potenziamento degli impianti esistenti attraverso una progressiva riduzione dell’impatto ambientale e un’operazione di ristrutturazione delle strutture vetuste.

È quanto previsto dal Piano energetico ambientale della Regione Siciliana che il Governo Musumeci ha aggiornato al 2030. Il testo è stato già pubblicato sul sito dell’assessorato regionale all’Energia, nella sezione del dipartimento dell’Energia. Si tratta di una bozza preliminare che dovrà ancora seguire una particolare procedura, passando dalla giunta e dalla commissione Attività produttive all’Ars.
“Un altro importante passo avanti della Regione – sottolinea il governatore Nello Musumeci – sul piano della programmazione. Con il Piano energetico, di cui si avvertiva la necessità in termini di aggiornamento, si potrà lavorare per il prossimo decennio, puntando al potenziamento della produzione di energia e alla contestuale tutela del territorio. Questo è il governo che punta a rimettere le carte in regola!”
Il lungo lavoro, portato avanti dagli uffici dell’assessorato di Alberto Pierobon e del dipartimento guidato dal dirigente generale Tuccio D’Urso, si è concretizzato in un corposo documento di 319 pagine redatte anche con il contributo di oltre venti docenti ed esperti del settore provenienti da Università ed enti pubblici.

“Il Piano energetico ambientale – si legge nel documento – definisce gli obiettivi al 2020-2030. La Regione intende dotarsi dello strumento strategico fondamentale per seguire e governare lo sviluppo energetico del suo territorio sostenendo e promuovendo la filiera energetica, tutelando l’ambiente per costruire un futuro sostenibile di benessere e qualità della vita”.

Sull’impiantistica è previsto un lavoro di revamping e repowering, che in sostanza prevedono di rimettere in sesto le strutture spesso vetuste e di applicare nuovi strumenti e tecniche innovative per garantire prestazioni migliori. Nei giorni scorsi la commissione Attività produttive dell’Ars si è riunita all’Orto botanico per discutere del Piano. È emerso che la Sicilia si posiziona al quarto posto per efficienza degli impianti superiori a ottocento megawatt, ma il decadimento è doppio rispetto alla media nazionale. Un impianto su tre presenta un livello di efficienza inferiore del dieci per cento rispetto alla media regionale. Altra problematica emersa: in Sicilia sono presenti il 15, 20 per cento degli impianti in procedura concorsuale a livello nazionale. Su questi la Regione vuole intervenire per sensibilizzare i curatori e i commissari e fornire supporto per una migliore gestione. Intervenendo su tutte queste criticità la Regione intende recuperare una parte sostanziosa di produzione energetica.

Nel frattempo il gestore Gse sta aiutando la Regione a censire aree dismesse o agricole non utilizzate per valorizzarle e renderle produttive. Sono state analizzate cinquantuno cave e miniere per un totale di 3.170 ettari con un potenziale complessivo che raggiunge i 1.800, 2.000 megawatt.
L’assessore Pierobon interviene sulle aree dismesse da recuperare rendendole produttive: “Riteniamo utile – sostiene – dare priorità all’utilizzo di aree confiscate, degradate, in modo da salvaguardare quelle che possono essere destinate a usi agricoli o di comune beneficio. In questo senso lavoriamo anche per prevedere l’obbligo di ripristino e tenuta in decoroso stato dei siti, per non incidere dal punto di vista ambientalmente sui territori”.

La nuova pianificazione energetica regionale prevede la verifica del conseguimento degli obiettivi in collaborazione coi Comuni. Nel nuovo Patto dei sindaci integrato per l’energia e il clima e i firmatari si impegnano a raggiungere entro il 2030 l’obiettivo di ridurre del quaranta per cento le emissioni. Il Patto dei sindaci partito nel 2008 oggi vede l’adesione di quasi 3.500 enti locali per oltre 155 milioni di cittadini europei. L’Italia, con quasi 1.770 Comuni firmatari, è di fatto il primo Paese promotore dell’iniziativa. La Sicilia, su 390 Comuni, conta oltre 350 amministrazioni comunali che hanno sottoscritto l’atto di adesione e di questi circa 240 hanno avuto accettato il Piano di azione a livello comunitario. Con i decreti firmati dal dirigente generale del dipartimento D’Urso sono stati finanziati 343 Comuni, per gli altri a breve ci sarà un’altra possibilità di presentare l’istanza. Di questo argomento e del Piano energetico si discuterà alle ‘Giornate dell’energia’ che si svolgeranno l’11 e 12 aprile a Catania al centro fieristico Le Ciminiere alla presenza del presidente della Regione, Nello Musumeci, dell’assessore regionale Alberto Pierobon e del dirigente generale Tuccio D’Urso.

Cosa è il Piano energetico
Il Piano energetico ambientale definisce gli obiettivi della Regione al 2020-2030 in termini di efficienza energetica e riduzione delle emissioni inquinanti. Attraverso questo strumento la Regione intende governare lo sviluppo energetico del suo territorio sostenendo e promuovendo la filiera energetica, tutelando l’ambiente per costruire un futuro sostenibile di benessere e qualità della vita. L’ultimo piano risale al 2009 e mirava a raggiungere nel 2012 gli obiettivi del protocollo di Kyoto.

Cosa prevede il nuovo Piano
Il nuovo testo prevede di migliorare l’efficienza degli impianti per produrre più energia, realizzare nuovi impianti, ridurre l’impatto ambientale e le emissioni in atmosfera. Regioni e Comuni saranno responsabilizzati in questo percorso che prevede a livello europeo la riduzione entro il 2050 delle emissioni di gas a effetto serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990. Le tappe intermedie sono la riduzione delle emissioni del 40 per cento entro il 2030 e il 60% entro il 2040. Complessivamente al 2030 si ipotizza un forte incremento della quota (+147%) di energia elettrica coperta con le fonti di energia rinnovabile elettriche che passerà dall’attuale 29,3% al 72,5%.

Bollette energia più care in Sicilia, un piano per ridurre prezzi e il paradosso dei consumi
L’ultimo triennio (2016-2018) è stato caratterizzato da un sensibile aumento (+43%) del PUN, il Prezzo Unico Nazionale dell’energia, a causa di vari fattori: aumento prezzo del gas, blocco importazione energia da Francia, incremento dei consumi. Si è passati da 42,78 euro per megawatt ora a 61,31. A livello regionale il costo è del 13 per cento più caro. Analizzando i dati orari si riscontra come i picchi di prezzo della zona Sicilia si registrino soprattutto nelle ore serali, quando il fabbisogno dell’isola viene coperto facendo ricorso anche alle centrali termoelettriche ormai obsolete. Il piano prevede di ridurre i prezzi incrementando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso dei sistemi di accumulo che possano coprire una parte del carico serale o incrementare la diffusione di politiche comportamentali atte a spostare una parte della domanda nelle ore diurne caratterizzate da una maggiore presenza di fonti rinnovabili.

Potenziamento fonti di energia rinnovabile
Per il settore fotovoltaico si ipotizza di raggiungere il valore di produzione pari a 5,95 TWh a partire dal dato di produzione nell’ultimo biennio (2016-2017) che si è attestato su circa 1,85 TWh. Questo attraverso interventi di revamping e repowering degli impianti esistenti e successivamente ricorrere sia alle installazioni di grandi impianti a terra che ad impianti installati sugli edifici e manufatti industriali. Cioè si aumenta l’efficienza e si usano nuove strutture che garantiscono maggiore potenza. Relativamente al settore eolico si prevede un incremento della produzione di un fattore 2,2 rispetto alla produzione normalizzata del 2016 (2.808 GWh) al fine di raggiungere un valore di circa 6.117 GWh. Tale incremento di energia prodotta sarà realizzato attraverso il revamping e repowering degli impianti esistenti e la realizzazione di nuove realtà.

Nuovi impianti realizzati nelle aree abbandonate
Altra linea progettuale riguarda il recupero di aree dismesse attraverso l’installazione di nuoni impianti. Sono 1.265 i siti censiti per una superficie di 15.738 ettari dove poter realizzare impianti di energia rinnovabile. Ovviamente i lavori non saranno semplici, non risultano definiti con precisione i soggetti proprietari di tali aree e lo stato di bonifica con i relativi costi , per cui la stima è di usarne il 30 per cento al 2030 per un totale di circa 1.100 megawatt. Sarà data precedenza ai terreni agricoli degradati (non più produttivi). Relativamente ai terreni agricoli produttivi dovranno essere valutate specifiche azioni per favorire lo sviluppo dell’agro-fotovoltaico.

Impianti domestici
Altro 500 MW saranno prodotti in impianti domestici da realizzare sui tetti. Attualmente la taglia media degli impianti domestici si attesta su 5 kW, ipotizzando una forte diffusione della tecnologia è ipotizzabile una riduzione della taglia a circa 4 kW. Di conseguenza il numero dei nuovi impianti domestici sarà compreso tra 100.000-125.000 unità. Il conseguimento del target implicherebbe che in circa il 10% degli edifici residenziali siciliani al 2030 dovrà essere presente un impianto fotovoltaico. Il livello di penetrazione della tecnologia, prendendo in considerazione i soli siti idonei, passerebbe quindi dall’attuale 4% a circa il 15%.

Terziario agricolo
Altri 600 MW saranno recuperati in impianti installati nel settore terziario e agricolo. Attualmente in tali settori risultano installati circa 6.000 impianti per circa 800 MW. Il target al 2030 prevede un incremento del 70% della potenza installata realizzabile con circa 11.000 nuovi impianti. Il target è ritenuto raggiungibile considerato che nel settore operano quasi 280 mila imprese.

Riduzione emissioni nei trasporti
L’utilizzo di mezzi pubblici di trasporto in Sicilia, misurato dalla percentuale di occupati, studenti e scolari, utenti di mezzi pubblici sul totale delle persone che si sono spostate per motivi di lavoro e di studio e hanno usato mezzi di trasporto nel 2017, è in Sicilia del 12,4% contro il 20,4% della media nazionale. Di contro, andando invece al dettaglio del parco auto, in Sicilia abbiamo 65 auto ogni 100 abitanti contro le 63 della media nazionale. In tutto nell’Isola si muovono 3 milioni e 300 mila auto. Il 51,1% delle autovetture è alimentato a benzina e il 43,9% a gasolio. Il restante 5,6% è alimentato da altre varie fonti. Nel parco veicoli della Sicilia sono presenti 204 autovetture elettriche e 2.760 ibride di cui, 2.677 ibride a benzina, e solamente 83 ibride a gasolio. In totale, queste tre tipologie rappresentano lo 0,2% delle autovetture. Il numero di autovetture alimentate a metano è di 1.443 unità, un valore percentuale pressoché insignificante, rispetto al totale delle autovetture.

Ricadute occupazionali complessiva al 2030
Da quanto precedente riportato con riferimento al periodo 2019-2030 si possono stimare in circa 410.000 il personale impegnato full time nell’implementazione delle azioni previste nel piano a cui corrisponde un’occupazione media annuale di circa 35.000 lavoratori di cui il 65% impegnata nel settore dell’efficienza energetica e fonti di energia rinnovabile termiche mentre il restante 35% nel settore delle fonti di energia rinnovabile elettriche.

Ricadute economiche
Complessivamente è possibile stimare in circa 15,4 miliardi di euro le ricadute economiche che l’implementazione delle azioni riportate nel presente piano produrrebbero rispetto allo scenario di base che si riscontrerebbe al 2030 a seguito dell’applicazione delle attuali politiche attive nel settore energetico.