Lo Stato si starebbe preparando a cedere un’altra porzione di Poste Italiane. Ma la prospettiva fa storcere il muso alla Cisl Slp, guidata in Sicilia da Giuseppe Lanzafame. Per il sindacato l’operazione, “una svendita”, accende un’ipoteca sul recapito postale; rischia di tradursi nel drastico taglio dei posti di lavoro. E rappresenta una minaccia, specialmente, per mille ragazzi che in Sicilia lavorano a part-time per l’azienda.

Il Governo, segnala Cisl Slp, spinto dal rispetto dei termini indicati dalla Commissione europea e nel tentativo di~ridurre il debito pubblico dell’Italia, potrebbe a breve decidere di vendere una seconda parte di Poste Italiane, dopo l’Ipo dello scorso ottobre. In pratica, dopo la cessione del 35% avvenuta lo scorso anno, il ministero dell’Economia potrebbe metterne in vendita un altro 30%, riducendo così la propria quota, dal 65% al 35%. Stando al progetto, la seconda vendita potrebbe far incassare allo Stato altri tre miliardi di euro.

L’operazione prende quota a seguito della decisione di sospendere per il momento la quotazione delle Ferrovie dello Stato, e quindi mira a garantire comunque un introito al Governo. Ma è questa nuova cessione, di un’azienda che rappresenta uno dei gioiellini di Stato, che non convince la Cisl. Per il segretario regionale della Slp, Giuseppe Lanzafame: “Sono passati solo pochi mesi dalla collocazione in Borsa del 35% di Poste Italiane che già si vuol passare alla fase 2: la vendita di un’ulteriore quota. La cessione di questa seconda tranche ai privati cambierebbe la storia della più grande azienda di Stato! E se le cose andranno come sembra, avremo presto un nuovo decreto che fisserà la partecipazione dello Stato addirittura al 30 se non al 25%. In questo modo la svendita di Poste Italiane sarà servita su un piatto d’argento!”.

“Dopo l’approdo in Piazza Affari nell’ottobre 2015 – spiega Lanzafame – sembra che nulla sia accaduto in termini negativi. Anzi, assistiamo a un aumento di ricavi. Noi amiamo considerare più fattori: l’economia, la qualità dei servizi, le prospettive, i progetti concreti e il clima aziendale”. “La dichiarazione del ministro dell’Economia Padoan, sulla cessione di un’ulteriore quota ai privati – afferma – ci spaventa e ci preoccupa perché significherebbe svendere una delle più grandi aziende italiane. Poste rappresenta per i risparmiatori un baluardo di certezza e garanzia. Un’azienda che ha alle spalle tantissimi anni di storia, con una capillarità in tutto il territorio nazionale che ha consentito finora il recapito della corrispondenza a tutte le famiglie del nostro paese”.

“Di fatto, con la privatizzazione di Poste Italiane – ribatte il sindacalista – ci sarà un’attenzione sempre più residuale al servizio di recapito postale e un accento sempre più marcato sul ruolo finanziario di Poste Italiane che, oggi, grazie alla capillarità dei suoi presidi territoriali, può tranquillamente lanciarsi in Borsa sfruttando la fidelizzazione dei cittadini accumulata in decenni di ruolo pubblico, per metterla a valore in prodotti assicurativi, finanziari e in sempre più spregiudicate speculazioni di mercato”.

“Ci viene difficile accettare – continua~ Lanzafame – che il governo pur di recuperare pochi miliardi, utilizzi Poste Italiane come un “bancomat”, ormai l’unica azienda di Stato da poter spremere. Non importa se lentamente si priva il cittadino di servizi, se si collocano prodotti finanziari in maniera smisurata, se la forza lavoro è in costante diminuzione, se migliaia di lavoratori subiscono pressioni commerciali, procedimenti disciplinari e ricatti senza una specifica ragione. Quello che ci preoccupa particolarmente, è la drastica riduzione dei posti di lavoro che può derivare da questo processo repentino di privatizzazione”.

“Diverse sono le aziende italiane che rappresentano casi emblematici in tal senso. Prima fra tutte Telecom Italia, che a seguito della privatizzazione ha scelto di ridurre drasticamente il personale, nel giro di pochissimi anni. È questo il futuro che attende pure la nostra azienda”.

“Ma se si dovesse verificare tutto questo – ribadisce il sindacalista – mi chiedo che futuro e che prospettive avranno i tantissimi ragazzi part time, che si trovano da diversi anni in questa condizione? Questo è quello che vorremmo sapere da Poste Italiane”.

“Oggi – conclude il segretario regionale – gli stessi lavoratori che sono stati gli artefici del miracolo italiano, temono l’azienda perché vengono quasi quotidianamente umiliati, offesi dalla dirigenza e dai clienti che non godono di un servizio di qualità. Purtroppo, attualmente è questa la reale condizione di Poste Italiane. Per la Cisl, sono da sempre primari l’azienda e il lavoratore, messi fortemente in discussione da forti interessi economici. E se non si cambierà rotta, sarà sostanzialmente un disastro economico e sociale in termini di occupazione”.

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