In Sicilia soltanto i precari che lavorano da quasi 28 anni negli enti locali sono circa 22 mila. Un numero impressionante che sopravvive grazie alle reiterate proroghe della Regione Siciliana. Infatti, questo personale viene pagato con le somme che mette a disposizione la Regione anno dopo anno. Una vicenda, questa, che come in altri casi, è diventata un vero e proprio caso.

“L’abuso da precariato pubblico: il caso Sicilia” è il tema del convegno, organizzato dal vice presidente vicario dell’Assemblea Regionale Siciliana, Antonio Venturino – primo firmatario di due ddl per la stabilizzazione definitiva dei precari fermi in commissione Lavoro – nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, a Palermo.

Tra i relatori, Gaetano Aiello, esperto in materia di lavoro e precariato, Maurizio Ballistreri, avvocato e docente dell’Università di Messina, Paolo Coppola, giudice del lavoro del Tribunale di Napoli, Vincenzo De Michele, giuslavorista del foro di Foggia, Sergio Galleano, giuslavorista del foro di Milano, Aurora Notarianni, giuslavorista del foro di Messina e segretaria nazionale.

Vuole essere un momento di analisi, di studio, ma anche di profonda riflessione sull’utilizzo abusivo, da quasi un trentennio, dei rapporti di lavoro subordinato, flessibile e/o precario, da parte degli Enti Locali ed Istituzionali della Regione, per ragionare sulle possibili soluzioni organiche, che con la necessaria azione legislativa, affrontino e risolvano il complesso fenomeno del precariato pubblico regionale.

I relatori presenti discutono e si confrontano sulla complessità e sulla non conformità della legislazione regionale, alle normative statali ed europee nel tempo vigenti, in materia di lavoro a tempo determinato e/o precario, nella Pubblica Amministrazione siciliana.

Al centro della discussione, la legislazione regionale sul precariato pubblico e le proposte legislative che il Vice presidente vicario dell’Ars Venturino ha presentato con due disegni di legge n. 741 e n. 742, dal 18 aprile 2014, ancora fermi da quasi due anni in V Commissione Lavoro dell’Ars. Proposte che vogliono intraprendere un percorso legislativo diverso, tenendo effettivamente in debita considerazione, l’abuso di utilizzo dei rapporti di lavoro di natura subordinata a tempo determinato nella PA siciliana, il principio di invarianza dei saldi di finanza pubblica e il principio di coordinamento tra la legislazione regionale, con la normativa statale ed europea vigenti.

“La buona politica non può che sostenere la riforma organica del settore e il contributo ordinario e non a tempo determinato – spiega Venturino – in Commissione Lavoro sono fermi due ddl a mia firma che avvierebbero un percorso virtuoso per la risoluzione del problema, senza spese ulteriori per la Regione. Occorre che l’Assemblea regionale, il Governo con il coinvolgimento dello Stato e i sindacati mettano fine una volta per tutte a questo calvario istituzionale di Stato anche per un senso di civiltà, non si può utilizzare il personale per oltre 36 mesi senza incorrere nell’abuso come previsto dalla legislazione europea in materia che, ricordo, vale anche per la Sicilia. No a soluzioni fantasiose che hanno come unica ragione quella di fare del precariato manovra di massa per fini elettorali – aggiunge Venturino -. Si eviti la demagogia, con le solite e reiterate proroghe. I lavoratori sono vittime di un sistema politico che li ha usati e che vorrebbe continuare ad usarli. Governo e Assemblea regionale – conclude Venturino – abbiano il coraggio di voltare pagina una volta per tutte affrontando con serietà la questione e trovando una soluzione organica e definitiva, coinvolgendo anche il legislatore statale”.

Il percorso legislativo, previsto dalle due proposte legislative dell’on. Venturino, ruota intorno a tre concetti chiave: il ruolo unico ad esaurimento, anche con la previsione di una eventuale selezione concorsuale, dei dipendenti precari, in possesso dei requisiti per la stabilizzazione del proprio rapporto di lavoro di natura subordinata a tempo determinato e con almeno 3 anni di esperienza, nelle mansioni espletate; il ruolo soprannumerario dei dipendenti precari degli Enti che non dovessero essere inseriti nel Programma triennale del fabbisogno del personale 2016-2018, e in possesso dei requisiti per la stabilizzazione; il contributo ordinario, riconosciuto dallo stesso articolo 30 della Legge Regionale 28 gennaio 2014 n 5 e non, invece, il fondo straordinario, erogato dalla Regione, per compensare squilibri finanziari ed effetti sulla spesa del personale, che tanti danni ha arrecato e sta arrecando agli Enti Locali ed Istituzionali, che hanno dipendenti precari in servizio.