Si è avvalsa della facoltà di non rispondere al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Daniela Lo Verde, la preside antimafia arrestata per corruzione e peculato.

Il silenzio degli indagati

Stessa scelta hanno fatto i due coindagati, il vicepreside Daniele Agosta e Alessandra Conigliaro, la dipendente di un negozio di informatica che avrebbe gestito in esclusiva le forniture di apparecchi elettronici della scuola Falcone dello Zen, in cui lavorava la preside, in cambio di regali alla dirigente.

La donna e il suo vice avrebbero razziato la mensa dell’istituto di generi alimentari acquistati coi fondi europei e si sarebbero appropriati di tablet e pc destinati ai ragazzi. I tre indagati sono ai domiciliari.

Le indagini sono state coordinate dai procuratori europei Amelia Luise e Calogero Ferrara.

La preside parlava invece alle Iene

Sentita dalle Iene la dirigente ha detto che le cose non stanno così come appaiono e che tutto è stato travisato. Il suo avvocato Ninni Reina ha detto che “è una donna distrutta che in questo momento non ha ancora ritrovato serenità e lucidità” commenta il difensore”.

Nessuno avrebbe mai nemmeno sognato che “la preside” come la chiamano in via Mariano Accardo, s’intascasse computer telefonini, cibo e detersivi destinati ai doposcuola degli alunni.

In questi giorni ho incrociato la figlia uscire un paio di volte dal portone del palazzo, ma la preside non l’ho più vista. Ho letto che è in casa agli arresti domiciliari.

I vicini di appartamento dicono che è una donna distrutta» racconta Giusi La Commare, residente nel condominio accanto. La conoscono da anni, la stimano per quanto ha fatto durante la pandemia.

“Non si è mai pavoneggiata di essere diventata Cavaliere della Repubblica, ha sempre avuto un comportamento discreto, poco appariscente – racconta Giuseppe Ciampollari, il parrucchiere sotto casa Lo Verde – Veniva a farsi il colore per i capelli, dopo la scuola. Per lei ho tenuto più volte il negozio aperto perché sapevo che lavorava allo Zen e questo suo sacrificarsi meritava un piccolo sacrificio anche da parte mia. Per questo non ci credo ancora. La donna di cui leggo non è la stessa donna che viene qui”.

Nessuna spiegazione al Gip

Davanti al giudice l’ex preside non ha spiegato come funzionava il meccanismo dei Pon, dovrà definire il ruolo del suo vice e dei professori della scuola indagati a piede libero nella stessa indagine.

Secondo gli investigatori è sempre più chiaro che Daniela Lo Verde non ha agito da sola ma con un cerchio magico di professori, vicepreside e personale amministrativo compiacenti e consapevoli della truffa.

“Impossibile mettere in piedi da soli un Progetto operativo nazionale – dicono in coro 5 dirigenti scolastici palermitani – Non si tratta di un modulo da compilare”.

Il lavoro per comprendere la natura dei finanziamenti, tagliare su misura il progetto, definirlo nei minimi particolari. La prassi vuole che il dirigente scolastico nomini uno staff ad hoc e che poi firmi la richiesta dopo una supervisione. Anche i guadagni derivati dai progetti non finiscono solo nelle tasche del dirigente: la norma prevede che una percentuale vada ai docenti che si occupano dei progetti, un’altra al personale amministrativo coinvolto e una terza al dirigente scolastico. Alla Falcone erano sempre le stesse persone e per chi osava obiettare scattavano le ritorsioni.

Articoli correlati