Si sarebbe appropriata anche del cibo della mensa scolastica Daniela Lo Verde, preside della scuola Falcone del quartiere Zen di Palermo nota per le sue battaglie antimafia, arrestata oggi per corruzione e peculato.

Nell’indagine sono coinvolti il vice preside e anche una terza persona, Alessandra Conigliaro, la dipendente del negozio R-Store di Palermo che alla preside avrebbe regalato tablet e cellulari in cambio della fornitura alla scuola, in aggiudicazione diretta e in esclusiva, del materiale elettronico.

Le telecamere che per anni non hanno funzionato nella scuola Giovanni Falcone questa volta piazzate dai carabinieri hanno permesso di scoprire una serie di reati commessi dalla preside e dal vicepreside del plesso scolastico divenuto il simbolo di rinascita del quartiere.

Prima intercettazione a giugno

A giugno scorso i carabinieri che la indagavano hanno intercettato la prima di una serie di conversazioni tra la donna e la figlia che provano che la dirigente si portava a casa gli alimenti, comprati con i fondi europei per gli alunni.

Mentre lavorava in ufficio in compagnia della figlia, tra una pratica e l’altra, la preside impartiva alla ragazza indicazioni sugli alimenti da riporre all’interno di un sacchetto da portare a casa.

Cosa dice ignara di essere ascoltata

“Questo me lo voglio portare a casa, questi me Ii voglio portare a casa … poi mettiamo da parte… poi vediamo cosa c’e qui … Ii esci e Ii metti qui sopra…” si sente nella intercettazione che risale al 15 giugno ed è uno degli esempi della gestione illegale della donna.

“Il riso … lo metti Ii davanti alla cassettiera e per la cucina questo … benissimo … ora sistema sopra il frigorifero … questa cosa di origano mettila pure per casa … – spiegava – Quelle mettile in un sacchetto che non si può scendere. Il tonno mettilo qui sotto … poi lo portiamo a casa a Sferracavallo (la villa al mare della preside ndr)”. Le parole della donna sono ulteriormente riscontrate dalle videocamere piazzate dai carabinieri che la mostrano riempire delle buste di alimenti presenti nell’ufficio di presidenza.

Preside arrestata: sfruttava furti a scuola per avere fondi

Nell’agosto del 2022 per l’ennesima volta furono rubati computer dall’aula magna della scuola Falcone di Palermo. Un episodio denunciato sui media dalla preside Daniela Lo Verde, oggi arrestata per corruzione insieme al vicepreside Daniele Agosta. I due, non sapendo di essere intercettati, svelano la loro soddisfazione per come il fatto abbia portato contributi alla scuola.

“Per un cornuto un cornuto e mezzo – diceva Agosto alla donna – ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!”. E la preside rivendicava il merito di aver reso pubblica la notizia “proprio al fine di cavalcare l’onda, pubblicizzare ancora di piu ii suo personaggio di preside integerrima in prima linea ed ottenere attestazioni di stima, solidarieta, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni”, commenta il gip.

“Grazie tu devi dire .. perche non l’aveva saputo nessuno …. tu lo devi dire che .. che sono io quella speciale!”, diceva a proposito della diffusione della notizia. Il sindaco di Palermo, attraverso la Fondazione Sicilia, dopo i fatti assegnò all’istituto un contributo di circa tremila euro per riacquistare le attrezzature rubate.

Preside arrestata: inchiesta nata da denuncia di una docente

L’inchiesta che oggi ha portato all’arresto della preside antimafia della scuola Giovanni Falcone di Palermo Daniela Lo Verde, ai domiciliari per corruzione e peculato, nasce dalla denuncia ai carabinieri di una ex insegnante dell’istituto che ha raccontato agli inquirenti di una “gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata”, scrive il gip che ha disposto i domiciliari per la donna, gestione che era impossibile contrastare salvo correre il rischio di ritorsioni.

L’insegnante ha descritto la dirigente come “avvezza alla violazione delle regole”: da quelle sull’emergenza sanitaria a quelle dei finanziamenti europei. I progetti scolastici, tutti approvati all’unanimità, secondo la donna non venivano attuati in modo diligente e tra le docenti era frequente la prassi di raccogliere ex post, e non durante lo svolgimento delle attività, le firme dei ragazzi coinvolti. Questo perché ai progetti affidati alla scuola Falcone in realtà gli alunni non partecipavano o partecipavano in numero ridotto e dipendendo dal numero degli studenti partecipanti l’ammontare dei fondi ricevuti, si rischiava di perdere il denaro.

La docente ha anche rivelato che spesso le fatture per gli acquisiti, ad esempio per la palestra, venivano gonfiate e che solo una parte dei soldi veniva spesa per strumenti didattici, mentre il resto del denaro veniva investito in abbigliamento e scarpe per la dirigenza della scuola. Le dichiarazioni dell’ex maestra, confermate ai carabinieri da altri insegnanti, hanno fatto partire le intercettazioni.

Preside arrestata: si appropriava anche dei pc della scuola

Oltre al cibo delle mense scolastiche la preside Daniela Lo Verde, arrestata insieme al suo vice per corruzione e peculato, si sarebbe appropriata di computer e tablet acquistati con i fondi europei per la scuola. Emerge dall’inchiesta dei carabinieri. “Che è un nuovo Mac?”, chiedeva la figlia alla donna. “Sì ora ce lo portiamo a casa”, rispondeva la madre. “Anche in questo caso, così come gia evidenziato in relazione agli iPad, – si legge nella misura cautelare – la genuinità delle conversazioni registrate fugavano ogni ragionevole dubbio sulle reali intenzioni della preside in ordine al nuovo Mac”.

Preside arrestata: complici tra i docenti della scuola

Poteva contare su una rete di complici all’interno della scuola Daniela Lo Verde, la preside della scuola Falcone di Palermo arrestata per corruzione e peculato. Si evince dalle indagini dei carabinieri, coordinate dall’ufficio di Palermo della Procura Europea. Tra coloro che hanno aiutato la donna ed erano a conoscenza della gestione illegale dei progetti europei e dell’appropriazione di alimenti per la mensa dei ragazzi da parte della dirigente c’erano il vicepreside, anche lui arrestato e diversi collaboratori. (ANSA).
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