È duro il giudizio del tribunale del Riesame di Palermo che ha depositato le motivazioni del provvedimento col quale ha confermato gli arresti domiciliari per Daniela Lo Verde, la preside nota per le sue battaglie di legalità, accusata di essersi impossessata dei beni della mensa scolastica e di dispositivi elettronici destinati ai ragazzi.
I pm europei che hanno indagato sulla donna che avrebbe nominato la figlia responsabile del trattamento dei dati personali della scuola e avrebbe fatto iscrivere falsamente all'istituto Falcone dello Zen una parente disabile e la figlia del suo vice per aumentare i numero degli studenti e avere più finanziamenti
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L'inchiesta è stata condotta dai pm della Procura europea
Una decisione arrivata in tempi record, a poche ore dalla discussione delle parti, che accoglie l'istanza della Procura Europea e rigetta la richiesta di revoca della misura avanzata dai legali dei due indagati
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Oggi l’interrogatorio di garanzia dopo la bufera giudiziaria
Si apre con questo genere di affermazioni il verbale della docente della scuola Falcone dello Zen che ha denunciato la gestione illegale dei progetti europei da parte della preside Daniela Lo Verde, arrestata venerdì per corruzione peculato.
Anche gli altri due personaggi coinvolti nell'inchiesta della Procura europea, il vicepreside Daniele Agosta e la dipendente di un negozio di elettronica, Alessandra Conigliaro, come la Lo Verde ai domiciliari, verranno sentiti dal giudice giovedì prossimo.
Daniela Lo Verde, 53 anni, è una preside "di frontiera", considerata sempre in prima linea per le battaglie nel dar voce ad uno dei quartieri più difficili d'Italia
A giugno scorso i carabinieri che la indagavano hanno intercettato la prima di una serie di conversazioni tra la donna e la figlia che provano che la dirigente si portava a casa gli alimenti, comprati con i fondi europei per gli alunni.
"È evidente - spiega il ministro - che questa scuola faccia paura. Ma lo Stato c'è, sono in contatto con la Prefettura, dobbiamo proteggere quella scuola".
"Purtroppo in passato si era detto che si doveva realizzare un impianto di videosorveglianza, ma poi non se n'è fatto più nulla. Tanti si erano proposti ma poi spenti i riflettori nessuno si è più presentato".