Nuovi sequestri a carico della preside della scuola dello Zen, Daniela Lo Verde, finita sotto inchiesta per corruzione e peculato. I carabinieri questa volta hanno portato via telefoni Iphone e computer che erano nella disponibilità delle figlie della donna, che si trova agli arresti domiciliari. Il provvedimento scaturisce dal sospetto che anche quei dispositivi elettronici possano essere tra quelli indebitamente presi dall’oramai ex dirigente scolastica, rimossa dal suo incarico dopo l’arresto.

Cosa è stato sequestrato

Per l’esattezza, secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, gli ulteriori sequestri a carico della preside sarebbero tre telefonini e un pc, per un valore che si aggira attorno alle 4 mila euro. Anche questi apparecchi potrebbero rientrare tra quelli hanno fatto parte dell’inchiesta e sono finiti sotto la lente degli inquirenti.

Posizione aggravata

Oltretutto nei giorni scorsi si è anche aggravata la posizione della Lo Verde. I pm europei hanno indagato sulla donna, accusata di razziare la mensa scolastica e di essersi appropriata di tablet e pc destinati agli studenti. Ad essere emerso il fatto che la preside avrebbe nominato la figlia responsabile del trattamento dei dati personali della scuola. Non solo: avrebbe fatto iscrivere falsamente all’istituto Falcone dello Zen una parente disabile e la figlia del suo vice, che in realtà non avrebbero mai frequentato. Con questa mossa voleva aumentare il numero degli studenti e avere più finanziamenti. Non si fermano, dunque, le indagini che ora puntano ad approfondire la gestione dei fondi Ue da parte della scuola.

Confermati i domiciliari

Intanto il tribunale del Riesame di Palermo ha confermato nei giorni scorsi gli arresti domiciliari per Daniela Lo Verde e per il suo vice Daniele Agosta, accusati di corruzione e peculato. Una decisione arrivata in tempi record, a poche ore dalla discussione delle parti, che aveva accolto l’istanza della Procura Europea e rigettato la richiesta di revoca della misura avanzata dai legali dei due indagati. La donna, nota per le sue battaglie antimafia in un quartiere a rischio, e il suo numero due si sarebbero impossessati dei beni della mensa scolastica e di dispositivi elettronici destinati agli studenti. L’inchiesta è stata condotta dai pm della Procura europea Gery Ferrara e Amelia Luise.

 

 

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