Non un episodio isolato. Ad una collaboratrice, che giorni dopo chiedeva perché venisse consegnato dalla ditta coinvolta nel progetto finanziato dal Pon tanto cibo a scuola chiusa, la preside Daniela Lo Verde spiegava che il fornitore era cambiato e non si poteva comportare come in passato faceva con una impresa locale con la quale “evidentemente, stando alle sue parole, – dice il gip – aveva un accordo sottobanco che le permetteva di differire le consegna delle forniture indipendentemente dalla data di chiusura dei progetti”.

“Il progetto è finito quindi la mensa è finita – diceva – Perciò io le cose ce le devo avere dentro”. Oltre al cibo per la mensa de bambini la preside della scuola Falcone dello Zen di Palermo, arrestata per corruzione, si sarebbe appropriata anche di salviette e mascherine destinate agli alunni durante il Covid.

L’hanno accertato i carabinieri grazie alle intercettazioni. “C’erano delle salviettine in qualcuna di questi … – diceva non sapendo di essere ascoltata – .. non so se mia mamma ce l’ha .. che cos’altro le può servire? … questi sono .. disinfettanti? … me Ii porto io”.

Stessa “attitudine” aveva il vicepreside Daniele Agosta, anche lui finito agli arresti domiciliari e ripreso dalle “cimici” a riempire lo zainetto con confezioni di succhi di frutta, flaconi di gel disinfettante per le mani e mascherine Ffp2 che portava via con sè.

L’uomo si sarebbe anche offerto di aiutare la dirigente a portar via il cibo. Secondo gli inquirenti sarebbe evidente inoltre la premeditazione nella condotta della Lo Verde. Premeditazione – si legge nella misura cautelare – “inconsapevolmente confermata proprio dalla dirigente nel momento in cui su richiesta della figlia, le diceva di inserire tra le provviste da portare a casa anche la birra. Appare infatti quanto meno discutibile che, tra le provviste ordinate alla ditta Eurospin da destinare alla mensa scolastica possa essere compreso anche l’acquisto di alcolici”.

Preside arrestata: gip, corrotta con iPhone e tablet

In cambio dell’assegnazione esclusiva e in forma diretta di materiale elettronico per la scuola dal negozio RStore di Palermo Daniela Lo Verde, preside della scuola Falcone dello Zen, arrestata per peculato e corruzione, avrebbe avuto da una dipendente dell’attività commerciale, anche lei finita ai domiciliari, regali come telefonini i-phone. Emeerge dall’inchiesta della Procura Europea.

I carabinieri hanno filmato la dipendente tirare fuori da una busta, dopo aver ottenuto copia del preventivo della ditta concorrente relativo alla fornitura degli arredi scolastici ed essersi assicurata la nuova fornitura di ulteriori Notebook, una busta con due cellulari per la Lo Verde.

Andata via la donna, rimasti soli in ufficio la preside e il suo vice hanno aperto il sacchetto con gli iPhone. Il vicepreside Daniele Agosta si è lamentato con la dirigente per non aver trovato ii modello 13 Pro “da lui evidentemente richiesto”, dice il gip.

La Lo Verde avrebbe risposto al suo collega che i due smartphone erano per le figlie non per lui e l’avrebbe invitato a chiamare il negozio per chiederle spiegazioni.

M5S, è criminoso usare la scuola come se fosse un bancomat

“Le notizie che giungono da Palermo sui presunti casi di corruzione e peculato da parte della preside della scuola Giovanni Falcone del quartiere Zen e di altre persone, sono inquietanti e gravissime. L’indagine farà il suo corso ma è fortissima l’amarezza e lo sconcerto nel vedere una scuola e i suoi studenti, tanto più in un contesto complesso come quello del quartiere Zen di Palermo, al centro di dinamiche così distorte e alla mercé di personaggi che, se le accuse fossero confermate, anzichè tutelarla la sfruttavano criminosamente come un bancomat”. E’ quanto affermano in una nota gli esponenti del M5S in commissione Istruzione alla Camera e al Senato. “Le immagini e gli audio diffusi dalla stampa sono francamente indegni e vergognosi perché offendono uno dei nostri beni comuni più preziosi come la scuola pubblica. Il nostro pensiero – osservano – va alla comunità scolastica dell’Istituto Giovanni Falcone, prima vittima di tutta questa vicenda, con un plauso particolare all’insegnante che con la sua denuncia ha fatto emergere fatti così gravi”.

Cisl scuola “quadro sconfortante”

“Attendiamo che il lavoro degli inquirenti faccia il suo corso ma intanto l’indagine dei carabinieri svelerebbe un quadro a dir poco sconfortante, in un quartiere a rischio come quello dello Zen, non possono e non devono mai accadere episodi del genere, chi è chiamato a rappresentare una istituzione importante come quella scolastica deve farsi guidare solo dai principi di legalità e rispetto, concretamente e non solo a parole”. Ad affermarlo sono Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani e Vito Cassata segretario generale Cisl Scuola Palermo Trapani, commentando l’operazione condotta oggi nella Scuola Giovanni Falcone dello Zen dai carabinieri di Palermo.

“Riteniamo grave ciò che sarebbe accaduto secondo la ricostruzione dell’accusa: perché per il nome che porta la scuola deve essere solo luogo di formazione e lotta al malaffare e all’illegalità; grave perché accade in una scuola diventata simbolo antimafia e spesso nel mirino dei vandali; grave perché l’istituzione scolastica è il luogo in cui si formano i cittadini del futuro e le loro coscienze e grave perché i reati contestati sono un pugno in faccia a tante famiglie in difficoltà, che non riescono a garantire tutti gli strumenti didattici e a volte anche economici ai propri figli. Ci auguriamo – concludono La Piana e Cassata – vengano restituiti tutti gli strumenti informatici sottratti alle attività destinate agli studenti che in questi mesi, se le accuse verranno tutte confermate, sarebbero stati penalizzati da una condotta riprovevole da parte di chi invece avrebbe dovuto tutelare il loro percorso didattico in un quartiere dove il degrado sociale e culturale è ancora forte”.

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