Si è svolto ieri il Palermo Pride e ancora oggi in città sono visibili i segni del passaggio di questa marea. In piazza Castelnuovo, infatti, è ben visibile una statua sanzionata da “Non una di Meno” nel corso della parata. Quest’anno il movimento ha condiviso il carro con il centro sociale Anomalia, l’assemblea popolare ecologista-APE, Usb-unione sindacato di base, Officine del Popolo dando vita ad un carro espressione di un blocco sociale che quotidianamente porta avanti la lotta contro il governo e una classe dominante capitalista e patriarcale.
Il comunicato di “Non una di meno”
“Giunti davanti il palchetto della musica, le attiviste di Non una di Meno hanno sanzionato e risignificato una statua rappresentante un balilla per affermare che in città non c’è spazio per i fascisti né per qualsivoglia narrazione celebrativa e ipocrita di una storia e di modelli in cui non ci riconosciamo – si legge nel comunicato -. Siamo donne- soggettività non binarie- studentu-migranti-abitanti dei quartieri popolari- persone precarie e che vivono la povertà economica – siamo persone affette da malattie invisibili, siamo persone che subiscono la distruzione e l’espropriazione dei territori- siamo persone a cui i diritti civili e sociali sono negati.
Abbiamo attraversando le strade della nostra città prendendoci lo spazio che sempre più ci viene negato. Da un po’ di tempo Non una di Meno Palermo ha avviato un ragionamento collettivo sullo spazio pubblico, sappiamo benissimo che esso non è uno spazio neutro: i monumenti, le statute, nomi di piazze e strade portano con sé la celebrazione e gli strascichi di pratiche e ideologie fasciste, patriarcali, colonialiste, omolesbobitransfobiche. È arrivato il momento di costruire le nostre città secondo i nostri bisogni e i nostri desideri.
La statua
“Per questo abbiamo risignificato questa statua, “il piccolo falciatore”, bambino balilla realizzato da Antonio Ugo, scultore che opera in epoca fascista rispecchiando perfettamente quel periodo storico – continua il comunicato -. Essa rappresenta un corpo sfruttato divenuto strumento di propaganda fascista: l’eteronormatività bianca, abilista, occidentale, borghese ed esclusiva. Oggi risignifichiamo questa statua con i nostri simboli, le nostre idee e le nostre pratiche. I monumenti giocano il loro ruolo in quanto testimonianza di chi può e ha potuto governare lo spazio pubblico, di chi può e ha potuto occupare lo spazio pubblico. Abbiamo bisogno di rompere i modelli imposti reimmaginando lo spazio intorno a noi: uno spazio transfemminista e quindi antifascista, antirazzista, decoloniale. Uno spazio in cui l’intersezionalità abbia le sue narrazioni e le sue rappresentazioni. Uno spazio in cui i nostri corpi trovino la loro legittimità e il proprio senso di appartenza. Anche il luogo in cui questa statua è collocata per noi è significativo. Questa stessa piazza che ci ha vist3 non solo esclus3, tagliat3 fuori, silenziat3 ma anche repress3 durante un comizio dell’allora candidata premier Meloni oggi capo di un governo che noi sappiamo benissimo non essere a favore delle donne né tantomeno di tutte quelle soggettività marginalizzate e silenziate. Sol perché abbiamo legittimamente provato a esprimere il nostro dissenso, siamo stat3 prima bloccat3 dalla polizia e poi inseguit3 e caricat3 a freddo. Oggi ci riappropriamo di questo spazio pubblico prigioniero delle narrazioni del potere. Decolonizziamo lo spazio pubblico, rendiamo spazio di autodeterminazione, spazio transfemminista e urliamo sempre a gran voce che nella nostra città non c’è spazio per i fascisti”.
Commenta con Facebook