Il Palermo Pride riaccende le polemiche nel centrodestra. Dopo i dissidi interni di inizio giugno, che avevano impantanato il Consiglio Comunale in un impasse lungo venti giorni, la maggioranza di Roberto Lagalla si spacca nuovamente sul festival destinato alla tutela dei diritti delle comunità LGBT. Frattura derivata dalle parole del vicesindaco Carolina Varchi. L’esponente di Fratelli d’Italia aveva preso le distanze rispetto all’assegnazione del patrocinio del Comune all’evento. Parole arrivate mentre il sindaco era a fare il punto stampa insieme agli organizzatori e sulle quali lo stesso primo cittadino ha mantenuto la propria decisione sull’evento.

Fratelli d’Italia sfida gli alleati

Fronti contrapposti e sui quali si è registrato un accerchiamento su Fratelli d’Italia da parte del resto della maggioranza. Spaccatura che potrebbe avere notevoli ripercussioni sul presente e sul futuro del centrodestra palermitano. Senza i ‘meloniani’, sulla carta, il sindaco non avrebbe la forza per governare. Fatto ricordato in maniera veemente dal consigliere di FdI Antonio Rini, che ha ‘sfidato’ senza mezzi termini gli animi più caldi della coalizione a provare ad andare avanti senza gli alfieri di Giorgia Meloni. “Ci sorprende che alcuni colleghi di maggioranza siano caduti nell’equivoco creato dagli organizzatori che prima hanno pubblicizzato sui propri social rabbia e conflitto contro il Governo nazionale e poi hanno fatto retromarcia rivendicando la copertura istituzionale per non meglio precisati diritti che nessuno lede. Per noi queste sono posizioni immodificabili, quindi la domanda sorge spontanea:forse qualcuno vuole continuare a governare Palermo senza di noi e in opposizione al Governo regionale e nazionale? Si accomodino pure…“.

Il centrodestra accerchia Fratelli d’Italia

Maurizio Carta, Fabrizio Ferrandelli e Gianluca Inzerillo al Palermo Pride

Chiaramente, l’apporto di Fratelli d’Italia alla maggioranza non è di certo in discussione. Un dato però rimane: buona parte del centrodestra si è schierato dalla parte del sindaco, isolando i meloniani sul Palermo Pride. Il primo a tuonare contro Carolina Varchi è stato il capogruppo di Forza Italia Gianluca Inzerillo. L’uomo di fiducia del deputato regionale Edy Tamajo non le ha mandate a dire al vicesindaco. “Bisogna prendere atto che la società si è evoluta e che ogni palermitano e ogni palermitana ha il diritto di sentirsi riconosciuto nell’esercizio de propri diritti nella propria città”, ha dichiarato l’esponente azzurro. Affondo seguito a ruota da quello del capogruppo di Lavoriamo per Palermo Dario Chinnici. L’alfiere di Italia Viva si è concentrato maggiormente sull’aspetto politico della questione. “La scelta di Fratelli d’Italia di attaccare il sindaco Roberto Lagalla per aver concesso il patrocinio del Comune di Palermo al Pride 2023 è fuori dal tempo, oltre che sbagliata nel metodo e nel merito. Le polemiche anacronistiche non servono a nessuno”. Critico anche Domenico Bonanno, capogruppo della Nuova DC. “Da partito moderato quale siamo, preferiamo costruire ponti piuttosto che ergere muri. Bene ha fatto il sindaco a porsi come garante di tutti e delle svariate sensibilità che animano la nostra città”.

Il futuro della maggioranza

Tutti contro Fratelli d’Italia quindi, in un momento storico molto delicato per il primo cittadino che, dopo le difficoltà di inizio mese, dovrà affrontare il giudizio dell’aula sul piano di riequilibrio. Una manovra lacrime e sangue che, seppur allegerita di alcuni macigni per i contribuenti grazie alle ulteriori risorse giunta da Roma e sulle quali ha lavorato proprio il vicesindaco Carolina Varchi, vincolerà il destino della città almeno per i prossimi dieci anni. Parole che, inevitabilmente, rischiano di riaprire una “ferita” che si era parzialmente cicatrizzata nel centrodestra, ovvero quella del ‘rimpasto’. Fatto che potrebbe logicamente avere delle ripercussioni anche in vista delle future elezioni europee del 2024. Uno scenario prospettato anche dai banchi delle opposizioni. “Pur non condividendo nulla delle parole e delle visioni dell’assessore Varchi comunque ne apprezzo la coerenza politica – ha dichiarato il capogruppo del M5S Antonino Randazzo -. È evidente che le polemiche di oggi nel centrodestra sono solo strumentali e che c’è invece in atto un tentativo di aggressione politica che parte proprio dalla Sicilia e da Palermo al gruppo della Meloni da parte di qualche nostalgico della balena bianca e dai trasformisti politici di professione in vista delle Europee del 2024“.

Senza FdI Lagalla non avrebbe i numeri

Roberto Lagalla e Fabrizio Ferrandelli al Palermo Pride

I numero però ad oggi parlano chiaro. Venendo meno i sei esponenti di Fratelli d’Italia, Roberto Lagalla scenderebbe a diciotto consiglieri su cui poter contare. Mai porre limiti alla provvidenza però. Una mano d’aiuto potrebbe comunque giungere dalle ali più moderate dell’opposizione. Quelle che, per stessa dichiarazione dei diretti interessati, si sono definiti in diverse sedute di Consiglio Comunale “elementi di proposizione e non di opposizione”. Non sfugge infatti che, in mezzo alla pattuglia degli esponenti di centrodestra al Palermo Pride, c’era anche qualche volto noto di Azione, come Fabrizio Ferrandelli. Una presenza certamente ideologica, ma che potrebbe fornire più di qualche spunto a qualche anima del centrodestra in caso di movimenti a Sala delle Lapidi. Ad oggi però, una soluzione così estrema rimane nel campo della fantapolitica.

Torna lo spettro del rimpasto

Uno scontro istituzionale che, come sopra ricordato, sposta l’attenzione sul tema del rimpasto. Argomento che non si era dissolto ma è rimasto sopito all’interno dell’agenda del centrodestra. Roberto Lagalla sull’argomento è stato chiaro. Prima i documenti importanti per la città (piano di riequilibrio e bilancio di previsione su tutti), poi si penserà al futuro. Ma la volontà di prendere tempo del sindaco si potrebbe scontrare con quella del vicesindaco di dedicarsi a tempo pieno, nel prossimo futuro, al suo ruolo di parlamentare nazionale. Fronte sul quale la ‘pupilla’ di Giorgia Meloni ha ricevuto un incarico prestigioso, ovvero quello di segretario di presidenza alla Camera.

Nell’ipotesi in cui Carolina Varchi decidesse di lasciare l’incarico, in casa Fratelli d’Italia potrebbe cambiare poco, visto che ad ereditare lo scettro potrebbe essere il coordinatore regionale Giampiero Cannella, attuale assessore alla Cultura. Scenario che però potrebbe costituire quella miccia necessaria ad avviare altri tipi di cambiamenti in Giunta, come quelli chiesti da diverse anime di Forza Italia. Gli equilibri sono decisamente cambiati rispetto all’inizio della consiliatura. Ad avere la leadership della flotta azzurra in Consiglio Comunale non è più Gianfranco Miccichè, bensì il deputato regionale Edy Tamajo, che trova in Marcello Caruso e Renato Schifani due sponde ideali sul fronte regionale. Ed è proprio il governatore ad aver parlato di rimpasto in più occasioni. Un chiaro messaggio a Roberto Lagalla che qualcosa, almeno sul fronte forzista, dovrà cambiare in caso di rimpasto. Nonostante i quattro consiglieri comunali su cui può contare (Inzerillo, Zacco, Meli e Piampiano), Tamajo può contare solo su un assessore, ovvero il padre Aristide. E le cose potrebbe cambiare visto che, in caso di rimpasto, sia Andrea Mineo che Rosi Pennino potrebbe essere esclusi dalla Giunta.

Ci sarebbe poi la questione del paventato passaggio di consegne in casa Lega. Ipotesi stabilita ad inizio consiliatura, quando a prendere il comando della truppa leghista in Giunta fu Sabrina Figuccia. Oggi però, in caso di rimpasto, la sorella del deputato regionale Vincenzo potrebbe dover cedere il passo ad Alessandro Anello,  al momento presidente della III Commissione Consiliare. Anello in passato ha già ricoperto incarichi in Giunta e, in caso di cambiamenti, potrebbe chiedere il passaggio del testimone. Un’operazione tutta interna e alla quale si potrebbe associare un ulteriore cambiamento. A finire sul banco dei possibili sacrificabili, riferiscono voci di corridoio, ci potrebbe essere anche Antonella Tirrito. Un assessore di stampo tecnico che, in caso di rimpasto, potrebbe cedere il passo, ma solo se gli equilibri d’aula cambieranno.

I possibili movimenti in Consiglio

Ad oggi però si tratta di ipotesi, in attesa che le anime del centrodestra si siedano al tavolo per parlare della questione. Un confronto sul quale potrebbe incidere lo scontro in atto nella maggioranza. Qualcosa in Consiglio Comunale potrebbe però muoversi a breve, anche in vista delle elezioni europee. C’è chi, infatti, nelle scorse settimane ha lavorato sotto traccia. Fra questi, figura la Nuova DC di Totò Cuffaro. I rumors parlano di ulteriori ingressi  fra le fila democristiane. A cominciare da Giovanna Rappa. Un arrivo che potrebbe quindi pareggiare i conti fra il partito biancoscudato e quello nel quale ci sono gli esponenti del senatore Davide Faraone e i fedelissimi di Roberto Lagalla. Ma a fornire un’ancora di salvezza ai renziani potrebbe essere proprio l’ala facente capo a Carlo Calenda, con Fabrizio Ferrandelli e Leonardo Canto che rimangono al momento in attesa all’opposizione. Altro nome che potrebbe decidere di operare un cambiamento di rotta è Carmelo Miceli, non certamente nuovo ad esperienze politiche nell’ala renziana. Uno scenario tutto in evoluzione nel quale però le polemiche interne alla maggioranza potrebbero dare una notevole accelerata.

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