Privatizzare tutti gli aeroporti siciliani. Sarebbe questo il progetto nascosto tra le pieghe dell’articolo 8 di uno dei 4 collegati alla Finanziara, quello “in materia di personale, di enti locali e altre disposizioni”. Il rischio che questa disposizione venga inserita tra gli emendamenti al testo definitivo che si appresta a sbarcare in aula a sala d’Ercole è altissimo. A denunciare il tentato ‘golpe’ sono i 5 stelle che si dicono assolutamente contrari.
“L’articolo – dice la deputata Stefania Campo – aggrappandosi alle disposizioni del Testo Unico, prevede la dismissione delle partecipazioni pubbliche degli enti locali in società di gestione aeroportuali. L’intento, in verità, sembra essere un altro, decisamente più subdolo, ovvero quello di avviare la privatizzazione dell’intero sistema aeroportuale siciliano, vendendo le quote detenute dagli enti pubblici, per pochi spiccioli che non servirebbero nemmeno a risanare i bilanci”.
“In questa stessa norma del collegato – prosegue la deputata – il governo regionale concede 90 giorni di tempo per la vendita, pena una riduzione del 10 per cento dei trasferimenti correnti in favore delle amministrazioni inadempienti. Sembra quasi un voler imporre tale scelta ai comuni siciliani che detengono quote aeroportuali. Possibile che la Città Metropolitana di Catania, il Libero Consorzio Comunale di Siracusa e il Comune di Catania che insieme detengono quasi il 27% delle quote di SAC, il Comune di Comiso con il 35% di SOACO, la Città Metropolitana di Palermo, il Comune di Palermo e il Comune di Cinisi che insieme hanno quasi il 76% di GESAP, il Comune di Pantelleria con 10% di G.A.P. non dicano nulla? Sono, o non sono, a conoscenza dello scippo che potrebbe avvenire in piena luce del sole nei loro confronti?”.
Non vorremmo – aggiunge Stefania Campo – che si stia per realizzare il piano dell’ex presidente di Enac, ora attuale consulente del governatore Musumeci, Vito Riggio. Gli aeroporti siciliani sono un patrimonio dell’intera collettività, sono stati realizzati con fondi pubblici, e incassano le tasse di imbarco pagate dai cittadini con l’obbligo di reinvestirli nella manutenzione, nell’adeguamento, nell’investimento anche straordinario delle opere aeroportuali. Riteniamo sia doveroso contrastare ogni tentativo di svendita delle partecipazioni pubbliche nelle società di gestione aeroportuali, al solo fine di risolvere problemi finanziari che nulla hanno a che fare con l’interesse generale”.
“Se il pubblico cederà i propri aeroporti – sottolinea la parlamentare – che garanzia resterà a noi siciliani di batterci per l’accessibilità alla nostra isola che non ha ferrovie interne sufficienti, non ha infrastrutture viarie? Non si pensi che il privato gestirà voli sociali, e se sarà in difficoltà economica, taglierà come prima cosa il personale, mentre le tasse di imbarco saranno solo profitto e mai un investimento. Questa norma dentro il collegato ci sa proprio di espropriazione di beni pubblici in piena regola, una volontà già dichiarata dalla super Camera di Commercio della Sicilia Sud Orientale. che in questo modo oltre a controllare il suo 60% avrebbe chissà quale altro vantaggio da una vendita che dovrebbe avvenire in modo diretto. In questi giorni gira anche il nome del possibile acquirente, tal Eurnekian, imprenditore argentino, già acquirente degli aeroporti Toscani di Pisa e Firenze”.
“Gli aeroporti in Sicilia – conclude Campo – restano opere necessarie per il perseguimento delle finalità istituzionali perché ad oggi rappresentano l’unica porta di ingresso per superare la condizione di isolamento e insularità. Ricordiamo a Musumeci che lo scorso luglio è stata approvata dall’ARS una mozione che andava proprio in questa direzione, impegnando il governo ad assumere con urgenza ogni utile iniziativa per definire la costituzione di un’unica società di gestione dei sei aeroporti siciliani. A breve presenteremo un disegno di legge che vieti la privatizzazione degli aeroporti siciliani di proprietà di enti pubblici, stante la loro funzione di principale sistema di collegamento della nostra terra con il resto d’Italia e con il mondo. Chiediamo inoltre che tale ‘rete unitaria’ venga considerata strategica e che nessuno possa pensare di creare speculazione e profitto a discapito dei siciliani”.
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