Comincerà il 27 novembre il processo al boss Salvino Madonia, accusato dell’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino, ucciso insieme alla moglie Ida Castelluccio, il 5 agosto del 1989. Lo ha stabilito il gup di Palermo Alfredo Montalto nel corso dell’udienza preliminare di oggi, dopo la richiesta del capomafia di essere giudicato in abbreviato. Prosegue, invece, l’udienza preliminare per i due coimputati che hanno optato per il rito ordinario il boss Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto, amico della vittima.

Per Scotto che è imputato di duplice omicidio aggravato e Rizzuto, imputato di favoreggiamento, la Procura generale, che ha avocato l’inchiesta dopo la richiesta di archiviazione della Procura, chiederà il rinvio a giudizio alla prossima udienza fissata per il13 novembre. Nel corso dell’udienza di oggi il pg Umberto De Giglio ha parlato dei depistaggi subiti dall’indagine sul delitto.
A settembre si è aperto dentro l’aula bunker dell’Ucciardone il processo nei confronti dei capimafia Antonino Madonia e Gaetano Scotto, accusati di essere tra gli esecutori del delitto dell’agente Antonino Agostino e della moglie incinta Ida Castelluccio. Si è aperta l’udienza preliminare dove c’è imputato, con la contestazione di favoreggiamento, anche Francesco Paolo Rizzuto, amico del poliziotto, all’epoca dei fatti minorenne.

L’agente Agostino e la moglie vennero trucidati davanti alla casa di famiglia a Villagrazia di Carini da alcuni killer arrivati a bordo di una moto. Le indagini vennero seguite dalla squadra mobile diretta da Arnaldo La Barbera, una fonte stipendiata dei servizi segreti. Nel corso degli anni è venuto fuori che L’agente Agostino sarebbe stato assoldato in una squadra di poliziotti e agenti dei servizi che avevano rapporti “opachi” con Cosa nostra.

Fu la Dia a svelare tutto. L’agente Agostino, collaborava con i servizi segreti in indagini finalizzate alla ricerca di latitanti di mafia ma altro potrebbe uscire nel corso del processo. La vittima, infatti, faceva parte di un gruppo assieme a Emanuele Piazza, sequestrato e assassinato 7 mesi dopo, nel marzo 1990, e poi Giovanni Aiello “faccia di mostro” morto d’infarto un anno fa, Guido Paolilli, agente di polizia e ad atri uomini. Secondo una tesi, Agostino avrebbe compreso le reali finalità della struttura a cui apparteneva, e se ne era allontanato poco prima del suo matrimonio: da qui la decisione di assassinarlo.

Nel corso dell’udienza di mattina hanno chiesto di costituirsi parte civile, attraverso l’avvocato Fabio Repici, il padre, le sorelle e i nipoti di Nino Agostino, un cugino della vittima e la sorella della moglie, Ida Castelluccio. Richiesta di partecipare al processo anche da parte del Comune di Palermo, dal centro Pio La Torre, da Libera e dall’associazione antimafia Cento per Cento in Movimento che ha creato una biblioteca sociale intestata a Agostino.
L’udienza è stata rinviata al 18 settembre per la decisione del giudice sulle richieste. Anche Vincenzo Agostino, in padre dell’agente, ha partecipato all’udienza al fianco dell’avvocato Fabio Repici.