In piazza per chiedere l’integrazione oraria. Gli Asu dei Beni Culturali chiedono a gran voce questo in attesa della stabilizzazione dell’intera categoria che conta circa 5.000 lavoratori in tutta l’isola.
Oggi, però, a protestare a Palermo ed a chiedere anche l’adeguamento dei compensi, una rappresentanza dei 270 lavoratori del settore dei Beni Culturali. In molti chiedono all’assessore regionale di riferimento, Alberto Samonà, di portare in Giunta una legge specifica.

Rasu Cgil Fp “L’assessore Samonà insista in Giunta”

Massimo Rasu segreteria regionale funzione pubblica Cgl, tra i presenti al presidio a Palermo, ha sottolineato: “L’assessore Samonà deve prendere atto e deve insistere nella sua richiesta che aveva fatto l’anno scorso, quella di procedere all’aumento delle ore per questi lavoratori ed alla loro stabilizzazione. Tenendo conto che loro hanno una specificità: questi lavoratori, a differenza di tutti gli altri Asu della Sicilia, hanno rapporto diretto con la Regione. Questa cosa, lui, deve farla valere. Deve portare in Giunta un disegno di legge e deve impegnarsi rispettando le cose che ci ha promesso in questi anni. Noi confidiamo molto su questo suo intervento perché ripeto: questo pezzo di Asu può trovare una soluzione tranquillamente”.

Musolino, Fp Cgil “Regione può dare integrazione oraria”

Salvatore Musolino, coordinatore regionale Asu Fp Cgl spiega: “Siamo lavoratori Asu dei beni culturali e siamo qui per manifestare il nostro dissenso. Una legge regionale impugnata che prevedeva la stabilizzazione per 5mila lavoratori. Nelle more che si risolva il problema di stabilizzazione per tutti i lavoratori, gli Asu dei Beni Culturali, gli unici direttamente utilizzati dalla Regione, chiedono l’integrazione oraria per far fronte alle proprie esigenze. Sono lavoratori che prendono 595 euro al mese. Devono fare turni, lavori festivi, sabati, domeniche, raggiungere spesso i posti di lavoro nei siti fuori dai centri abitati. Devono fare parecchi chilometri. La Regione Sicilia, in qualità di ente utilizzatore, potrebbe dare una integrazione oraria a questi lavoratori come oggi è riconosciuta da diversi Comuni, Asp e da altri enti che utilizzano questi lavoratori”.

Musolino continua: “Chiediamo, quindi, chiediamo all’assessore Samonà che prenda un impegno concreto. Ha già fatto monitoraggio e ha chiesto a tutti gli enti se vogliono l’integrazione per questi lavoratori. Tutti gli enti sono carenti di personale e tutti hanno chiesto che questi lavoratori venga data l’integrazione oraria”.

“Chiediamo a Samonà intento politico concreto”

E conclude: “Oggi a Samonà chiediamo un intento politico concreto che porti presso l’assemblea regionale e quindi per la prossima Legge finanziaria la richiesta con le somme necessarie per dare l’integrazione a questi lavoratori. Ovviamente il nostro obiettivo principale rimane quello della stabilizzazione per gli Asu dei Beni Culturali e tutti i 5mila lavoratori Asu. Quindi, in attesa che si risolvano questi problemi l’integrazione oraria per tutti”.

Cruciata “Testimoniamo condizioni precarie su tutti i fronti”

Anna Maria Karin Cruciata, lavoratrice Asu dei Beni Culturali che presta servizio al parco archeologico di Segesta ha manifestato incatenandosi, simbolicamente, ad un albero. Spiega: “Sono qui per testimoniare le condizioni precarie in tutto e per tutto sia come personale lavoratore, sia come persona. Siamo trattati senza nessun tipo di diritto. Dobbiamo solo fare doveri. Dopo 7 anni di questo servizio adesso abbiamo fatto una scelta precisa: di passare alle cooperative e andare in un assessorato importantissimo per la Sicilia come quella dei Beni Culturali. Ci aspettiamo un minimo di risposta, un passo concreto che possa essere l’integrazione oraria, sempre nella more – come dicono i colleghi – della stabilizzazione. Perché noi siamo, ormai, quelli che portiamo avanti i siti, i musei, le biblioteche. Visto la precarietà anche del personale di ruolo, dire che noi siamo di supporto è semplicemente una contradizione di fatto. È offensivo”.

Orlando “Facciamo lo stesso lavoro dei regionali”

Leo Orlando, che lavora al Teatro Antico di Taormina, osserva: “Abbiamo carenze di personale e facciamo il lavoro che svolgono i regionali. Già da tempo. Facciamo lo stesso lavoro ma veniamo trattati da Asu senza nessun altro diritto. Solo doveri. Siamo stanchi di questo e vogliamo – sempre nelle more della stabilizzazione – che ci venga riconosciuto il lavoro che facciamo. Noi non vogliamo soldi regalati, vogliamo essere pagati per il lavoro che facciamo”

Oteri “Siamo lavoratori in nero legalizzati dallo Stato”

Simona Oteri, guida turistica al Museo Regionale di Messina. “Lavoro da Asu da quasi 22 anni, dal 6 aprile del 2000 e tutti attraverso queste cooperative come lavoratori socialmente utili, oggi lavoratori impegnati in attività socialmente utili. Ma purtroppo non cambia di molto la sostanza. Di fatto siamo lavoratori in meno legalizzati dallo Stato”.

“Andiamo avanti con un sussidio più basso del reddito di cittadinanza”

Prosegue: “Ormai da mesi, per non dire da anni, chiediamo un nostro sacrosanto diritto. Il riconoscimento, quanto meno, di una integrazione oraria perché noi andiamo avanti con un sussidio di 595 euro, stiamo parlando di un sussidio al di sotto del reddito di cittadinanza. Siamo al di sotto di quella che viene definita oggi soglia di povertà. Chiediamo semplicemente così come più volte richiesto dalla corte di giustizia europea all’Italia, uno stipendio, insomma, che quanto meno si aggiri attorno ai 700-800-900 euro. Proporzionato ovviamente ad ore di lavoro che siamo comunque ben disposti ad integrali. Al momento siamo impiegati con 20 ore settimanali. Noi chiediamo 16 ore settimanale in più e quindi portare a casa uno stipendio decente. Qui siamo tutti padri e madri di famiglia con figli a carico e sappiamo quanto costano i figli. Noi scendiamo ancora una volta in piazza per sensibilizzare soprattutto la classe politica che, ultimamente devo dire, si è dimostrata più disponibile a prestare attenzione alle nostre problematiche, ma ancora siamo a metà del nostro percorso”.

Chiude: “Chiediamo quindi a gran forza che venga scritto un emendamento a favore della nostra integrazione oraria. A favore di 270 lavoratori dei beni culturali perché c’è da dire che – fortunatamente – altri colleghi che prestano servizi negli enti locali, nelle asp e nei comuni già in passato hanno avuto la possibilità di avere integrazioni orarie. Cosa che a noi è stata sempre negata”.

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