“Sono vivo. Sono emozionato. Dopo 25 giorni in terapia intensiva con 45% di ossigeno che non mi bastava oggi sono stato trasferito in semi intensiva col 3% di ossigeno resisto e respiro. Ho avuto una polmonite devastante, come dicono i medici di una gravità inaudita, e che sono un miracolo me lo ricordano tutti i giorni. Sono stato chiuso dentro un casco ad ossigeno per 12 giorni, senza occhiali con ossigeno al massimo, bevevo da una cannuccia, messo prono nel tentativo estremo di salvarmi la vita. Ho visto morire 7 persone, le ho viste chiudere dentro i sacchi neri ho pensato tante volte che anche io sarei finito in un sacco nero. Ho avuto paura, terrore”.

E’ la testimonianza dello psicologo Ernesto Mangiapane anche lui finito nell’inferno del reparto Covid da dove si entra e non si sa se si torna a casa.

“Ringrazio tutti per le preghiere, i messaggi, l’affetto immenso dei parenti, dei pazienti, degli amici. La mia famiglia, mia sorella, cognati, suoceri, zii, mamma e papà, mia sorella Francesca sempre pronta a fare di tutto per me – aggiunge – Ringrazio l’ equipe tutta dell’ Utir dell’ospedale Cervello, il primario Giuseppe Arcoleo, sono pazzeschi, lavorano intensamente senza sosta, a voi infinitamente Grazie. E soprattutto grazie alla roccia della mia vita, mia moglie positiva anche lei in isolamento a casa con i nostri bimbi positivi, ora negativizzati, ha sofferto tantissimo da sola per un tempo che sembrava non passare mai. Io ringrazio la vita”.

Articoli correlati