Saldo attivo da 220 milioni nel 2016 e da 577 milioni nel 2017 e tagli almeno del 3% progressivo alla spesa rispetto all’anno precedente almeno dal 2017 al 2020 di anno di anno.

Sono due degli impegni assunti dalla Regione siciliana con l’accordo firmato a Roma con il governo centrale, Obblighi contabili e fiscali che comportano interventi ‘lacrime e sangue’ almeno fino al 2020.

Questo è previsto nell’accordo sbandierato come ‘storico’ dal governatore Rosario Crocetta che di fatto ha impegnato non solo il suo ma anche il prossimo governo ad una politica ‘depressiva per i prossimi 5 anni.

A fronte di questo ‘accordo capestro’ la Sicilia ottiene complessivamente non il miliardo e mezzo sbandierato ne i 500 milioni di cui tanto si è parlato negli ultimi sei mesi in base ai primi accordi ma un trasferimento, per l’anno in corso, di 900 milioni di euro.

Nell’accordo di 7 pagine firmato dal presidente del Consiglio e dal Presidente della Regione c’è poi, neo su bianco, la rinuncia della Regione all’incasso delle tasse come da Statuto autonomistico così come in vigore ( ma mai attuato) fin dal regio decreto di approvazione  455 del 15 maggio 1946.

in pratica la Sicilia rinuncia all’autonomia fiscale per ‘armonizzare’ lo Statuto alle nuove norme fiscali italiane e rinuncia al suo diritto ad incassare le tasse in cambio del recesso ad una percentuale di esse che sarà trasferita dallo Stato.

E per ottenere una parte dei suoi diritti si impegna a tagliare il 3% del suo bilancio ogni anno rispetto all’anno precedente. Tagli che farà pesare imponendo accorpamenti ai comuni, di fatto sopprimendo alcuni municipi, trasferendo funzioni alle Città metropolitane e ai Liberi Consorzi ma tagliando anche ad essi i trasferimenti.

Tutto questo diventa operativo da subito nelle more della modifica dello Statuto attraverso una legge Costituzionale. di fatto le tutele previste dalla Costituzione vengono scavalcate con un accordo fra le parti utilizzando come grimaldello la norma che prevedeva il progressivo trasferimento della spesa sanitaria alla Sicilia che attualmente partecipa con poco meno del 45% ma dimenticando che a fronte di quel trasferimento di spesa, che viene bloccato, era previsto anche un trasferimento di risorse.

Dunque la Sicilia riceve 900 milioni ma si impegna  ad avanzi da oltre 330 quest’anno e da quasi 600 il prossimo anno vanificando già il trasferimento e a tagli dal 3% ogni anno dal prossimo pari ad una media di 700 miloioni di taglio ogni anno.

Alla luce di questo accordo il commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Micciche’, ha convocato gli esponenti del partito eletti sull’Isola, a livello nazionale e locale, per affrontare il tema di quello che definisce il “folle e irresponsabile accordo” raggiunto tra il presidente della Regione e Palazzo Chigi, siglato senza il parere del parlamento siciliano.

“Renzi e Crocetta danneggiano la nostra terra – afferma Gianfranco Micciche’ – Forza Italia reagirà con determinazione per contrastare un’azione politica scellerata”. All’incontro, che si terrà martedì 28 giugno all’ARS a Palermo, seguirà una conferenza stampa alle ore 11, alla quale prenderanno parte il commissario Micciche’, il capogruppo all’Assemblea regionale, onorevole Marco Falcone, e i deputati.

Contro erano piovute immediatamente le critiche di Sicilia Nazione che da subito aveva parlato di un buco da 8 miliardi che sarebbe stato creato da questo accordo mentre a seguire erano arrivati i 5 stelle a raccontare come i 900 milioni in questione siano, di fatto, solo un mutuo che si pagherà molto caro.

E a cosa servirà il surplus di risorse (la differenza fra i 500 milioni necessari al bilancio e i 900 ottenuti ndr) ? Al reddito di cittadinanza o piano anti povertà anche quello fortemente osteggiato dalle organizzazioni del Terzo settore e adesso anche dagli industriali

“Solo con la produzione e con l’occupazione si può combattere la povertà. E non c’è politica sociale più inefficace e fallimentare di quella che prevede redditi come oboli, completamente sganciati dal lavoro, e finanziati con fondi sottratti alle imprese. Quelle sì che portano lavoro e sviluppo e contrasto alla povertà. Confindustria guarda con estrema perplessità gli improbabili impegni della giunta regionale per attivare forme di tirocini, cantieri di servizio, cantieri di lavoro, forme di sostegno sociale maldestramente camuffate da interventi in favore dell’occupazione”. Sono le parole di Alessandro Albanese, presidente della Confindustria Palermo, a commento delle misure sul reddito di cittadinanza varate dalla giunta regionale e finanziate con fondi statali.

“Un territorio come quello siciliano in un momento delicato come quello attuale ha più che mai bisogno di sistemi e strumenti per incentivare l’economia – conclude Albanese – . E senza troppi giri di parole l’unica economia che può dare sviluppo è legata all’impresa privata”.