‘I moderati dovrebbero stare insieme per dare battaglia ai populismi e in Sicilia bisogna riformare la legge elettorale perchè non si può dar vita a governi strutturalmente senza maggioranza’. Gianfranco Miccichè parla a ruota libera agli auguri natalizi. Si rivolge alle anime moderate del Pd contro i 5 stelle e la Lega ma incassa un no secco proprio dalle anime Pd e un timido sì, anche se solo sulla legge elettorale, dei 5 stelle. L’esatto contrario di quello che ci si aspetterebbe.

In una Sicilia troppo spesso sottosopra succede anche questo: che in politica i ruoli si invertano e le parole vadano nella direzione opposta rispetto a ciò che ci si aspetterebbe e non certo solo da chi le ha pronunciate.

La sorpresa arriva fin dal titolo di una breve nota 5 stelle: “D’accordo con Miccichè, questa legge elettorale va cambiata, ma subito dopo si vada al voto”. E subito quel ‘d’accordo’ colpisce. Ma poi la nota pentastellata entra nel dettaglio.

“Siamo d’accordo con Micciché sul fatto che ci voglia la governabilità, tant’è che stiamo lavorando ad una legge che la garantisca” dicono i deputati del gruppo parlamentare del M5S all’Ars.

Poi arriva lo ‘strale’ in stile 5 stelle: “Aboliamo subito il listino di nominati ed introduciamo il premio di maggioranza e il ballottaggio tra i candidati alla presidenza. Se Miccichè è d’accordo su questo punto, facciamo la legge e subito dopo restituiamo la parola ai siciliani col voto”.

D’accordo su un punto, dunque, ma poi mica tanto su tutto il resto visto che le parole  vengono utilizzate come cardine per puntare alle elezioni anticipate. E su questo, c’è da scommetterci, Miccichè non sarà certamente d’accordo.

Ma se le parole dei 5 stelle sorprendono a prima vista e poi rientrano nel ‘gioco delle parti’, avviene l’esatto contrario con quelle targate Pd. “Il presidente Miccichè vuole modificare la legge elettorale per garantire una maggioranza alla coalizione di governo? Ma nel caso del governo Musumeci il problema è tutto politico: i deputati della sua coalizione non vengono in aula perché la giunta li ignora. La verità è che i partiti che sostengono Musumeci litigano per le poltrone di sottogoverno, per un ‘rimpasto’ in Giunta e per le candidature alle elezioni Europee”.

A parlare, in questo caso è Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all’Ars. Anche se la sua posizione, pur espressa da capogruppo, alla luce degli eventi interni al Pd, a partire dalla richiesta di convocazione del gruppo da parte dei renziani, fino all’appoggio di Lupo a Teresa Piccione, non è detto che sia realmente la posizione dell’intero Pd. Il segretario regionale Faraone, però, per il momento non parla e dunque la posizione ufficiale del Pd resta questa.

Ma in politica le parole hanno sempre un significato e dunque quelle di Lupo vanno lette insieme proprio a quelle di Teresa Piccione che risponde a sua volta a Miccichè su aspetti diversi ma paralleli del suo intervento. E lo fa da capo corrente.

“Non basta essere antipopulisti per stare insieme. Spiegatelo a Micciché”  dice la Piccione, che però precisa di parlare da semplice iscritta al Pd ed ex competitor alla segreteria regionale del partito.

“Un avversario comune – continua Piccione – può aggregare temporaneamente, ma è l’alternativa della proposta politica a fare grande un partito e a identificarlo. E certamente per il Partito democratico la proposta non può essere quella di Gianfranco Micciche’ o di Silvio Berlusconi che è, per certi versi quest’ultimo, un populista anche lui”.

Ma tornando alle questioni del Parlamento regionale è forse di più immediato interesse un altro pezzo dell’intervento del capogruppo Lupo. In merito poi alla possibilità, ipotizzata da Miccichè, di approvare la manovra economica entro il 15 gennaio “per evitare l’esercizio provvisorio”, Lupo dice: “ Bilancio e legge di Stabilità sono leggi fondamentali, non ci possono essere scorciatoie né forzature”. E questo sembra un segnale su come voterà il Pd all’arrivo della Legge di stabilità che è un problema ben più immediato della futuribile riforma della legge elettorale.

 

 

 

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