“Si continuano ad applicare le misure di contenimento più restrittive adottate dalle Regioni, anche d’intesa con il Ministro della salute, relativamente a specifiche aree del territorio regionale”. Lo prevede il testo del Dpcm firmato ieri sera, venerdì 10 aprile, dal presidente del Consiglio, con le nuove restrizioni anti-Coronavirus valide fino al 3 maggio.

Il governo prolunga la serrata dell’Italia chiusa ormai da un mese, ma da martedì riapriranno i negozi di vestiti per bambini e le cartolibrerie, oltre alle librerie. Restano, invece, le misure di contenimento, il divieto di spostamento e di assembramento e l’obbligo del distanziamento sociale. Il presidente del Consiglio mette dunque nero su bianco quello che era ormai chiaro a tutti gli italiani e che gli scienziati vanno ripetendo da giorni: non ci sono ancora le condizioni per riaprire il paese.

Ma Conte, nel chiedere un ulteriore sacrifico agli italiani, cerca anche di guardare avanti: “prometto che se anche prima del 3 maggio si verificassero le condizioni, cercheremo di provvedere di conseguenza” con ulteriori riaperture e concessioni”

Da oggi, però, sarà operativa la task force che si dovrà occupare di ‘pensare’ la Fase 2, vale a dire come ricostruire l’Italia nei mesi a venire visto che per lungo tempo dovremo convivere con il Covid 19, in attesa che arrivi il vaccino. “Non possiamo aspettare che il virus sparisca. Dobbiamo ripensare le nostre organizzazioni di vita” e per farlo, spiega Conte, “servirà un programma articolato e organico su due pilastri: un gruppo di lavoro di esperti e il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro”. Al secondo sta lavorando l’Inail, che ha già predisposto una mappa con tre livelli di rischio e le corrispettive categorie lavorative: ristoranti, bar, scuole, cinema, teatri, parrucchieri, ad esempio, sono tutte attività a rischio massimo. Il primo, di pilastro, è invece nelle mani di Vittorio Colao, l’ex amministratore delegato di Vodafone che sarà alla guida della task force composta da giuristi, economisti ed esperti di alto livello chiamati ad un compito tutt’altro che semplice: trovare le ‘ricette’ per trascinare l’Italia fuori dalla crisi determinata dal coronavirus. Una scelta, quella di Colao, che entusiasma Matteo Renzi, il quale invece non condivide le decisioni del premier in merito alle riaperture: il leader di Iv avrebbe infatti voluto un più ampio margine di concessioni alle attività produttive, scontrandosi con il ministro della Salute Roberto Speranza e i suoi ex compagni del Pd che hanno fin dall’inizio premuto per una serrata totale.

Posizioni in contrasto che si sono rinnovate anche nella riunione che ha preceduto il varo del Dpcm, con una discussione lunga e animata sui nuovi codici Ateco – vale a dire su quali attività consentire – da inserire nel decreto del presidente del Consiglio. Alla fine nel decreto, oltre a librerie, cartolibrerie e negozi per bimbi, sono entrate una decina di attività consentite: dall’uso delle aree forestali alla fabbricazione dei computer, dalla cura e manutenzione del paesaggio alle opere idrauliche, fino al commercio all’ingrosso di carta e cartone. Rispetto ai precedenti provvedimenti, inoltre, il Dpcm consente di andare in azienda per predisporre le buste paga così come autorizza “previa comunicazione al prefetto, la spedizione verso terzi di merci giacenti in magazzino nonché la ricezione in magazzino di beni e forniture”.

Resta possibile anche svolgere attività motoria da svolgere “individualmente” e “in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona”. Ma questo non vale per la Sicil ia dove vige la più stringente disposizione di Musumeci.

Per il resto, lockdown era e lockdown rimane: niente parchi, niente case vacanze, niente sport, compresi gli allenamenti per i professionisti. Neanche la possibilità di rientrare nelle proprie abitazioni: si resta dove si è, fino al 3 maggio.

Infine, nella giornata di oggi sabato 11 aprile, per agevolare le famiglie, in previsione delle due giornate festive di chiusura (domenica e lunedì) disposta dalla regione che ha bloccato anche le consegne a domicilio nei festivi, i negozi alimentari, già autorizzati, potranno prolungare l’orario di apertura fino alle ore 23 in base a quanto disposto dal governatore Nello Musumeci, con una circolare a firma del capo della Protezione civile regionale, Calogero Foti.

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