La ripartizione delle quote tonno tra i pescherecci italiani abilitati va rivista, alla luce delle direttive europee che dal 2012 non vengono applicate a scapito delle imbarcazioni inferiori a 5 tonnellate.
È questo il succo di una interrogazione del deputato M5S alla Camera, Antonio Lombardo, rivolta al ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo, Centinaio.
“Nel 2009 – spiega Lombardo – il Comitato scientifico della commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi nell’Atlantico ha assegnato i quantitativi minimi di sostenibilità per ciascun attrezzo usato per la pesca del tonno: in particolare, ha individuato per i palangari di grandi dimensioni un minino di quota pari a 25 tonnellate , per quelli di medie dimensioni un minimo pari a 5,68 tonnellate e per quelli di piccole dimensioni un minimo non inferiore a 5 tonnellate”.
“Ebbene – prosegue Lombardo – tali parametri in Italia vengono illegittimamente disapplicati: nel decreto di ripartizione della quota tonno n. 5595 del 03/04/2012, infatti, il Ministero avrebbe dovuto applicare le regole imposte dal Comitato scientifico anche ai palangari inferiori ai 24 metri autorizzati alla pesca del tonno rosso con quota inferiore alle 5 tonnellate, ma non lo ha fatto: in tal modo, non è stato garantito il quantitativo minimo per il raggiungimento della sostenibilità economica. Il decreto si è limitato ad applicare le citate regole esclusivamente in favore delle tonnare volanti”.
“A quanto pare – conclude Lombardo – in Italia la norma verrebbe recepita solo sulla carta (decreto direttoriale 11778 del 29/05/2018), non trovando alcuna applicazione concreta. Per questo, al ministro chiediamo, per quanto di sua competenza, se intende adeguare, sin dalla prossima ripartizione, il Tac (totale ammissibile di catture) individuale delle singole imbarcazioni che, al 2012, non hanno avuto assegnato il minimo contingente di cattura previsto di 5 tonnellate”.
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